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Nell’oro del tiro con l’arco c’è un pizzico di Sardegna

di Fabio Fresu
Nell’oro del tiro con l’arco c’è un pizzico di Sardegna

Paolo Poddighe, vicepresidente nazionale della Fitarco, racconta la sua Londra «Uno stadio da brividi, tutto esaurito ma clima meno festoso rispetto a Pechino»

06 agosto 2012
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SASSARI. C’è anche un pezzo di Sardegna nel primo oro olimpico che è stato conquistato a Londra dall’Italia grazie al tiro con l’arco nella gara a squadre maschile.

L’isola è stata rappresentata infatti dal vicepresidente nazionale Paolo Poddighe, sassarese, che ha visto tutto dalla postazione di Sky, per la quale ha fatto il commentatore tecnico. “Ho seguito la manifestazione al fianco del giornalista Gerry De Rosa – commenta Poddighe, appena rientrato da Londra - che avevo conosciuto a Sassari perché ha seguito la Dinamo basket, tanto che in diretta abbiamo parlato anche della Sardegna e di Sassari città sportiva. In più le telecamere hanno spesso inquadrato fra i tifosi italiani un gruppetto di sardi che spiccava perché sventolava di continuo la bandiera dei quattro mori”.

Com’è la sua valutazione sulla spedizione azzurra?

“Decisamente positiva. Su quattro ori, due individuali edaltrettanti a squadre, tre li ha presi la Corea e uno noi, battendo in finale gli Stati Uniti che avevano battuto la Corea. E il settimo posto di Pia Leonetti nella gara femminile è il miglior risultato italiano di sempre. Forse speravamo qualcosa di più dalla Valeeva, che prima di essere naturalizzata italiana (lei è moldava), aveva vinto un bronzo a Barcellona con il Csi”.

Il tiro con l’arco azzurro dimostra una incredibile continuità, visto che porta a casa delle medaglie da cinque Olimpiadi consecutive.

“Bronzo a squadre ad Atlanta 96, argento a squadre a Sidney 2000, oro individuale ad Atene 2004 con Marco Galiazzo, ancora argento a squadre a Pechino 2008 perdendo di un punto con la Corea ed ora l’oro a squadre di Londra. Solo la scherma può vantare un rendimento a questi livelli. Se consideriamo anche l’oro individuale di Gloria Filippi nella prima edizione delle Olimpiadi giovanili, nel 2010 a Singapore, siamo a sei”.

Qual è il segreto di tanti successi?

“Dal 2000 c’è un gruppo dirigente che ha creato strutture stabili come il centro federale di Cantalupa e quello giovanile con foresteria di Rovereto, e aiutato la nascita di altre come quella degli Arcieri Torres Sassari, e ha dato vita a una struttura tecnica per seguire i giovani fin dai primi passi. Il movimento è in crescita, 20.000 tesserati e 500 società, è presente in tutte le regioni, e ogni anno due grosse manifestazioni come la Coppa delle Regioni ed il Trofeo Pinocchio giovanile ci danno l’occasione di monitorare con attenzione l’attività”.

Atene, Pechino, Singapore e ora Londra. Ormai lei è un esperto di Olimpiadi. Il suo giudizio?

“Ad Atene si sentiva molto l’ambiente olimpico, a Londra per problemi di sicurezza c’è meno un clima di festa. Ma il tiro con l’arco è stato ospitato nello stadio del cricket, costruito nel 1700, che mette i brividi, i posti erano tutti pieni”.

E’ il momento di pensare al prossimo quadriennio.

Faremo le elezioni l’1 e 2 dicembre, e confermeremo presidente Mario Scarzella, visto che il primo mandato non l’ha fatto completo, io rimarrò vicepresidente”.

A quando un presidente nazionale sardo?

“Per il 2016-2020 mi candido io”.

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