La Nuova Sardegna

Sassari

Tribunale

Sorso, sanzionata per le troppe mail fa causa al Comune e la perde

di Nadia Cossu
Sorso, sanzionata per le troppe mail fa causa al Comune e la perde

Dipendente in smart working per 3 settimane lamentò disguidi informatici

20 aprile 2024
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Sorso Nel periodo del lockdown – quando come molti dipendenti svolgeva le sue ore di servizio in smart working – ogni giorno, per tre settimane di fila, aveva inviato mail agli uffici del Comune di Sorso per il quale lavorava. Il contenuto era relativo a presunti “disfunzionamenti informatici” che non le avrebbero permesso di svolgere al meglio le sue mansioni. Tutto questo accadeva dal 14 dicembre 2020 fino al 5 gennaio 2021, giorno in cui alla dipendente arrivò da parte del dirigente del primo settore del Comune la sanzione disciplinare sotto forma di “rimprovero verbale”. Lei, ritenendo di essere nel giusto, aveva presentato ricorso e alcuni giorni fa il giudice del lavoro di Sassari Paola Irene Calastri lo ha rigettato dando di fatto ragione al Comune di Sorso che era tutelato dall’avvocato Maria Cristina Marras.

L’ente aveva messo nero su bianco le ragioni della sanzione: “Per aver scritto reiteratamente senza motivazione nonostante le rassicurazioni ricevute, i contatti intrapresi con il nuovo responsabile del servizio e nonostante l’invito preciso a tenere una condotta diversa da parte della segretaria generale con una nota del 19 dicembre 2020”.

Nel ricorso la dipendente aveva fatto riferimento a presunte violazioni “della procedura prevista a difesa del lavoratore e l’insussistenza, nel merito, del presupposto per irrogare la sanzione impugnata essendosi limitata a lamentarsi quotidianamente di non essere nelle condizioni di poter lavorare per disfunzionamenti informatici, con ciò esercitando un atto doveroso a propria tutela e a tutela dell’ente”.

Non era stato dello stesso avviso il Comune che ogni giorno, appunto, riceveva quelle segnalazioni sul mancato funzionamento dei sistemi necessari per svolgere l’attività in smart working.

Su questo punto si è soffermato il giudice Calastri che nelle motivazioni della sentenza sottolinea come «nonostante il Comune di Sorso avesse confermato la sussistenza di problematiche, comunicando come le stesse fossero in via di risoluzione, la dipendente, con mail di identico contenuto inviate ogni giorno per tre settimane, aveva continuato a rilevare di non essere nelle condizioni di lavorare in assenza di applicativi per i contributi”. E aggiunge il giudice: “Le rimostranza della ricorrente, espresse con modalità ripetuta ed estenuante e a fronte della rassicurazione esplicitamente comunicata dal Comune, vanno ben oltre la doverosità di un atto a tutela propria e del funzionamento del Comune medesimo, apparendo di contro prive di giustificazione, gratuite e, soprattutto, connotate da consapevole importunità, come tali idonee a configurare la violazione del dovere di buona fede richiesto in ambito lavorativo. Il rimprovero verbale irrogato, misura sanzionatoria minima, è quindi legittimo e fondato”. La dipendente è stata condannata a pagare le spese di lite.
 

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