La Nuova Sardegna

Sassari

Il Giro e l’orgoglio - A un certo punto è cominciata la festa

FLAVIO SORIGA
Il Giro e l’orgoglio - A un certo punto è cominciata la festa

Tre giorni di euforia su strade ventose, campagne infinite, terre di centenari. La bici è fatica, si può cadere ma arriva la festa e tutti ne fanno parte

09 maggio 2017
3 MINUTI DI LETTURA





A un certo punto comincia la festa. Succede quando dei giovani cinesi di Sassari si mettono a sedere in una piazzola lungo la superstrada alla periferia della città e aspettano che arrivi la corsa, con gli ombrellini parasole in mano, le seggioline pieghevoli e le bottigliette d’acqua, sotto il sole di un bel giorno di inizio maggio.

Succede quando dieci signore di Barbagia, vestite di nero dalla testa ai piedi, sedute su un gradone sotto le indicazioni per Orgosolo e Dorgali, ognuna col suo bastone da passeggio o camminata, aspettano che passi Su Giru. Hanno facce da anni Cinquanta o Sessanta, da luogo comune sulla Sardegna, ma due di loro stanno guardando il telefonino, come fanno le loro nipoti e come si fa in tutto il mondo, e chissà che non siano in diretta facebook per raccontare l’attesa, la gioia di essere parte della festa.

Succede quando un quasi giovane di un paese accanto al mio, dal suo posto a pochi metri dall’arrivo mi vede, mi chiama da lontano e mi dice Oh Flaviu, mi aiuti con questa giapponese che vorrei fare lo scemo ma non so l’inglese? Succede quando i tuoi amici sardi che sono andati a vivere lontano cominciano a scrivere sui social commenti commossi perché stanno guardando le immagini di un gruppo di atleti che attraversa un angolo di mondo che è la loro terra, e sentono all’improvviso pesare la lontananza e sentono salire l’orgoglio di venire da lì, di poter dire Io appartengo a quelle strade ventose, a quelle campagne infinite, a quelle infinite pianure e a quelle colline brulle, alle terre dei centenari cantate da una scrittrice premio Nobel e dal poeta del mio paese, io vengo da quell’antico borgo catalano e io ho giocato da bambino in piazza Tola, e ditemi adesso se non è una terra che incanta, come vi ho sempre ripetuto.

A un certo punto comincia la festa, dopo che qualcuno si è lamentato per i costi, qualcun altro per il tragitto, qualcun altro perché i commentatori dicono Nuòro, perché tutta questa euforia per tre giorni di Giro e mai nessuno che parli di pallamano, ginnastica artistica o canoa su lago, perché tutta questa euforia per una gara che poi si sa che c’è il doping, perché comunque si poteva organizzare meglio.

A un certo punto comincia la festa, e ognuno può ricordare le sue pedalate guardando quelle dei ciclisti che sfidano il vento sardo per vincere, ognuno può ricordare la molta o poca fatica che ha conosciuto ai pedali e ricordare quando usciva con suo padre e i suoi zii, quando ha imparato ad affrontare le salite e quando lo ha insegnato ai suoi figli, e chi ha bambini ancora piccoli non vede l’ora che arrivi il momento di dire: Ecco una bici, figlia mia, prova ad andare e ricordati che si fa fatica, si può cadere e non si fa per vincere, ma per provare, per sfidare il vento e fare festa, perché è importante, ogni tanto, dopotutto, che arrivi una festa, ed esserne parte tutti, giovani e anziani, centenari e bambini, forestieri e sardi, velocisti e gente da divano.

In Primo Piano
Sanità

Ospedali, Nuoro è al collasso e da Cagliari arriva lo stop ai pazienti

di Kety Sanna
Le nostre iniziative