La Nuova Sardegna

Sassari

La salvezza dell’Europa legata alla vittoria di Macron

Renzo Guolo

Il terremoto politico dopo il primo turno delle presidenziali francesi dice molte cose, e non solo Oltralpe. Per Le Pen un risultato finora impensabile

26 aprile 2017
3 MINUTI DI LETTURA





Il primo turno delle presidenziali francesi, che manda al ballottaggio Macron e la Le Pen, dice molte cose. E non solo Oltralpe. Innanzitutto, segna la sconfitta delle formazioni storiche della Quinta Repubblica, quelle di matrice gollista e socialista, che sin dalla fine degli anni Cinquanta hanno governato il paese. Per la prima volta escluse dalla corsa per l’Eliseo. A contendersi la presidenza saranno il giovane enarca che, uscendo da posizioni post-ideologiche dall’esecutivo Hollande, ha svuotato il Ps e la leader del Front National. Un terremoto politico che colpisce sia i socialisti, sia i continuatori, sotto varie etichette, delle formazioni ispirate a De Gaulle. Certo, fa impressione il misero risultato di Hamon che paga, oltre i personali demeriti, il naufragio socialista. Incoronato da primarie che hanno premiato le sue posizioni di sinistra contro quelle liberiste di Valls, Hamon non ha potuto contare sul sostegno dell’apparato di partito, i cui esponenti hanno deciso, in maggioranza, di puntare su Macron. Inoltre Hamon ha subito la concorrenza di Melanchon, assai più connotato à gauche di lui, che ha incassato anche i voti di molti delusi dal Ps. Una tenaglia che ha affossato un partito che necessita di una rifondazione simile a quella operata da Mitterand a Epinay nel 1971. Anche se non si vede, oggi, all’orizzonte nessun leader capace di simile impresa.

Quanto ai gollisti sono divenuti ostaggio della volontà di Fillon, azzoppato dagli scandali familiari, di rimanere in gara. Se al suo posto vi fosse stato Juppè le chances per i repubblicani, fermatisi a poco più di un punto dalla Le Pen, sarebbero certamente aumentate. Anche perché avrebbe pescato nel medesimo bacino elettorale in cui ha gettato le reti il trasversale Macron. Ma il dogma delle primarie, che in Francia come altrove ignora ostinatamente il sentimento dell’intero corpo elettorale, non consentiva di imporre un ritiro che pure appariva ragionevole.

Quanto alla Le Pen, ha ottenuto un risultato prima mai raggiunto da un candidato dell’estrema destra. Tuttavia, difficilmente riuscirà a allargare il consenso sino a insidiare il competitore. Le sue posizioni antieuropeiste e xenofobe spaventano la maggioranza dei francesi. E, di fronte all’ipotesi che possa andare all’Eliseo, è già scattata quella “unione sacra” che condusse, nel 2002, l’opposizione socialista a chiedere di votare Chirac contro Le Pen padre. Questa volta sono entrambi i candidati dei due partiti storici sconfitti a chiedere ai loro elettori di votare Macron.

La prospettiva che quest’ultimo diventi presidente è, dunque, assai concreta. Anche se, in tal caso, potrebbe trovarsi a coabitare con una maggioranza formata da almeno una delle forze storiche che ha appena sconfitto. Il sistema semipresidenzialista prevede le legislative dopo la corsa per l’Eliseo. E non è detto che, in una realtà come quella francese, in cui forte è il legame tra rappresentanza e territorio un partito personale e d’opinione ancora in fieri come quello macroniano, possa ottenere risultati tali da consentirgli di governare da solo. In caso contrario, Macron dovrà limitarsi a guidare la politica estera e di difesa, lasciando al premier la conduzione degli altri affari governo. A meno che l’insofferenza per i partiti storici produca nell’Esagono un altro scossone storico.

Se, comunque, all’Eliseo andasse Macron, europeista convinto e deciso a preservare la Francia dalle fratture etnoreligiose allargate dalla concomitante azione del terrorismo jihadista e dalla xenofobia, la possibilità di continuare a far vivere l’Unione Europea salirebbe. E anche le elezioni tedesche di fine estate assumerebbero un altro significato. Consentendo alle forze sinceramente legate al progetto europeo di ripensare, con più calma ma senza scusanti, un’Unione destinata altrimenti al fallimento.

In Primo Piano
La lotta al tabacco

Un sardo su tre fuma e i divieti sono ancora blandi

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative