La Nuova Sardegna

Sassari

Fiume Santo, le opere di demolizione non sono mai partite

di Gianni Bazzoni
Fiume Santo, le opere di demolizione non sono mai partite

I vecchi gruppi 1 e 2 sono ancora in piedi, gravissimi ritardi Muretti (Cgil): «Il cantiere è fermo e nessuno dice niente»

03 febbraio 2017
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SASSARI. C’è qualcosa che non torna nel piano delle demolizioni dei gruppi 1 e 2 della centrale di Fiume Santo. E l’enigma non è stato chiarito neanche dopo la visita congiunta - negli impianti industriali - delle commissioni Ambiente dei comuni di Sassari e Porto Torres che pure avrebbero avuto solo l’imbarazzo della scelta sulle domande da fare ai nuovi proprietari della centrale.

Sui due gruppi obsoleti e inquinanti destinati alla demolizione gira - ormai da tempo - una mezza verità, perché si parla tanto delle bonifiche e della rimozione dei vecchi impianti, ma stranamente i lavori non sono mai entrati nel vivo. E anche le aziende sarde che avrebbero dovuto avere un ruolo negli interventi sono rimaste al palo. Allora la domanda è fin troppo semplice: perché le demolizioni non si fanno? Perché su questi aspetti che riguardano da vicino la qualità dell’ambiente del territorio non viene definito un confronto reale e decisivo tra le istituzioni competenti e la multinazionale Eph?

«Il cantiere è fermo – racconta Massimiliano Muretti, segretario della Cgil-Camera del Lavoro di Sassari con delega all’Industria – e le attività assegnate da EP Produzione alla società Ave (di proprietà della holding Eph) di fatto non sono partite».

La Ave è subentrata alla Despe, la prima assegnataria dell’appalto di demolizione individuata dai tedeschi di E.On, al momento - e per ragioni che non sono state rese note - non sarebbe riuscita a chiudere alcun appalto di manodopera con aziende locali, neppure con quelle che già operano nel sito di Fiume Santo.

«Resta la stranezza – dice ancora Massimiliano Muretti – perché la demolizione dei gruppi 1 e 2 non solo è una occasione importante per ripristinare l’ambiente, ma anche per riconsegnare quelle aree al territorio e creare importanti opportunità occupazionali».

Proprio a Fiume Santo, ormai da tempo, si registra una situazione preoccupante: «La fermata dei vecchi gruppi – sottolinea Muretti – e la contrazione dei consumi di energia elettrica, con il conseguente ridotto utilizzo dei gruppi 3 e 4, ha abbassato l’impiego dei lavoratori degli appalti di manutenzione e servizi della centrale. Per questo le aziende appaltatrici hanno concluso rapporti di lavoro, aperto procedure di cassa integrazione, trasferito alcuni lavoratori e mandato altri all’estero».

L’interrogativo, quindi, ritorna ancora con maggiore insistenza: mentre accade tutto questo e si perdono ogni giorno posti di lavoro perché non partono le demolizioni?

«Aggiungiamo anche qualche altra domanda – incalza Muretti – : perché le aziende del territorio non sono state contattate? E come mai l’Ave impiega solo uno sparuto gruppo di lavoratori cechi nell’espletamento di piccole e marginali attività di smontaggio? Per quale motivo non sono ancora stati demoliti locali, capannoni e strutture? Perché non sono stati realizzati i ponteggi, liberate dalle coibentazioni le tubazioni e smontati gli impianti?».

Infine una constatazione: come si può continuare ad affermare che le demolizioni saranno ultimate a dicembre 2017 se in oltre sei mesi - da quando l’Ave ha preso in carica le attività - quasi niente è stato fatto? «A noi risulta – conclude Muretti – che una delle ragioni per cui i lavori sono fermi sia da imputare al fatto che l’Ave chiede di eseguire le attività e definire contratti di subappalto con costo del lavoro inferiore a 10 euro l’ora. Pare che i vincoli, le regole e le norme a tutela dell’ambiente e dei lavoratori siano viste come un ostacolo. Ep centrale Fiume Santo ed EP Produzione hanno il dovere di intervenire e riprendere il controllo delle attività. E le istituzioni di vigilare».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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