La Nuova Sardegna

Sassari

l'opinione

Don Marco, Anna, i Giusti e la battaglia per gli ultimi

Giorgio Altieri*
Don Marco, Anna, i Giusti e la battaglia per gli ultimi

Utilizzando fondi europei il Comune di Cagliari può rilanciare un progetto all’avanguardia che possa non disperdere il patrimonio di umanità costruito dalla Caritas

20 gennaio 2017
3 MINUTI DI LETTURA





Nella notte gelida, dall'unica porta aperta sulla strada, uno spiraglio di luce illumina la figura di don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana, che come un padre, vigila sulle persone ospitate nella sua parrocchia. La Chiesa ha aperto materialmente le proprie porte, offrendo un tetto alle persone senza dimora che, in questi giorni di freddo intenso, rischiavano di morire nelle strade di Cagliari. E il quartiere della Marina ha risposto: decine di persone si sono presentate spontaneamente, come in una grande festa popolare, per dare un piccolo contributo di accoglienza.

Possiamo lasciare che questo patrimonio di umanità vada disperso, che queste persone, passato il rigore invernale, tornino a dormire a cielo aperto? Io credo di no: è essenziale che quello che è stato fatto sia la base di un'azione coerente , e questo richiede un ruolo attivo e consapevole degli enti pubblici interessati. Le pubblicazioni per i fondi europei Pon e Fead, dedicati al superamento della grave marginalità adulta, si avviano a scadenza ed è necessario cogliere quest'occasione, in armonia con il programma regionale di contrasto della povertà estrema, "Né di freddo né di fame".

L'abitazione è un diritto umano fondamentale inviolabile, eppure secondo l'ultima ricerca Istat in Italia le persone senza dimora sono circa 50.000, il 2,43 per mille nei comuni metropolitani; in Sardegna, secondo le stime dell'Istat, si parla di oltre 600 persone. Si può stimare che oltre 250 persone siano state accolte nel ricovero comunale in viale Fra' Ignazio e nelle strutture gestite dalla Caritas, che ogni giorno fornisce pasti a circa 340 persone. L'unità di strada della Asl 8, sotto la direzione della dottoressa Silvana Tilocca, gira ogni settimana per le strade cittadine per garantire il diritto alla salute.

C'è un uomo, in una piazza del centro storico, che è appena uscito dal carcere dopo 10 anni; è sottoposto a una misura di prevenzione, deve firmare tutti i giorni e ha dichiarato di avere il proprio domicilio in una panchina. In quanto ex detenuto ha diritto preferenziale a un contributo per un alloggio, ma non è in grado, per povertà e per inabilità sociale, di svolgere le pratiche burocratiche. C'è una donna, in una piazza di Cagliari, che dorme su una panchina; ha gravi problemi di salute e viene aggredita e picchiata. Probabilmente ci sono persone che approfittano della sua debolezza; eppure basterebbe ben poco, qualcuno che se ne prendesse cura, per farla ricoverare in una struttura sanitaria.

Ci sono donne in stato di gravidanza e persone con problemi di salute psichica, ci sono uomini e donne deboli e abbandonati da tutti, senza un riferimento familiare, che sono socialmente inabili, privi di documenti e quindi di assistenza sanitaria (se non fosse per l'unità di strada!); persone che hanno diritto a pensioni ma non sono in grado di fare le pratiche per ottenerle, persone che nessuno vede e nessuno riconosce come tali, cioè come esseri umani titolari di diritti. Il comune di Cagliari pochi anni fa sperimentò un progetto all’avanguardia, quello dell’unità di strada, gestito dal proprio personale che non va confuso con quello affidato a un’associazione privata. Opera meritoria ma che non può surrogare l’ente pubblico.

Il fondo Pon consentirebbe, con una spesa contenuta (e finanziata dall'Europa), di riprendere il servizio, di migliorarlo, di portare avanti interventi strutturali di superamento dell'emergenza (ad esempio utilizzando edifici pubblici dismessi, oppure immobili confiscati alla criminalità).

Secondo la tradizione talmudica in ogni generazione ci sono 36 uomini giusti dal cui comportamento dipende il destino dell'umanità. Nessuno sa chi siano, neppure loro, ma quando il male sembra prevalere essi escono allo scoperto e prendono i destini del mondo sulle loro spalle; e questo è uno dei motivi per cui Dio non distrugge il mondo. La storia è molto bella e don Marco Lai, la dottoressa Anna Puddu, i tanti operatori che hanno preso dalla strada gli ultimi e hanno fornito loro un riparo ben meritano il titolo di Giusti; ma un ente pubblico ha la responsabilità di una programmazione che non può fare affidamento soltanto sull'intervento provvidenziale dei Giusti, perché sono in gioco diritti umani fondamentali.

*Magistrato

In Primo Piano
Santissima Annunziata

Sennori, cade dallo scooter all’ingresso del paese: grave una sedicenne di Sorso

Video

Impotenza maschile e suv, ne discutono le donne: la risposta di Geppi Cucciari ai talk show dove soli uomini parlano di aborto

Le nostre iniziative