La Nuova Sardegna

Sassari

I clochard irriducibili per le strade di Sassari

di Luigi Soriga
I clochard irriducibili per le strade di Sassari

I Guardian angels cercano di convincere i senzatetto a passare la notte all’ostello. Molti di loro rifiutano di lasciare le loro baracche di fortuna o le panchine

17 gennaio 2017
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SASSARI. Sono notti in cui il gelo si infila nelle ossa e mette a dura prova anche la scorza dei clochard irriducibili. Se ne stanno nelle loro tane come fagotti intirizziti, e questa loro scelta estrema rischia di portarli al limite dell’assideramento. I Guardian Angels in questi giorni bussano alle loro baracche di cartone, lamiere, o mattoni intrisi di umidità, con in mano coperte e pasti caldi. Servizio a domicilio, con una piccola chiacchierata in omaggio per scaldare l’anima. Ma non c’è modo di convincerli ad abbandonare il loro freezer, neanche per una settimana. E infatti l’Ostello comunale per i senzatetto ha ancora diversi letti liberi. I clochard duri e puri sono refrattari alle regole: non vogliono alzarsi presto la mattina e andare via alle sette. È vietato introdurre animali, e piuttosto che lasciare solo il proprio compagno di vita preferiscono una notte in congelatore. Sono anime schive e solitarie, refrattari alla promiscuità: gli stanzoni con tanti letti li obbliga a una fastidiosissima convivenza. Odiano le domande, e ancora di più l’incombenza di dover parlare della propria vita. Non posseggono nulla, ma sono legatissimi alle quattro cianfrusaglie che condensano una sorta di intimità domestica: non lascerebbero mai incustoditi questi “piccoli tesori”. Ecco perché una decina di irriducibili continua a parcheggiare costole e pensieri sotto un tetto di gelide stelle.

A Platamona c’è Elsa Sotgia, 80 anni, anche il suo passato è una bufera. Ha conosciuto il carcere, accusata di far parte dell’anonima sequestri, si è sempre dichiarata innocente. Nell’ultimo capitolo della sua vita, quello da cittadina libera, insegue il riscatto: accetta di andar via da sotto una pensilina del tram avvolta dai teloni, solo se il Comune le darà un tetto gratuito.

Poi c’è Flavio, 60 anni: da 15 si rintana dentro stanze di plastica e cartone a Predda Niedda. Ormai è a pieno titolo un invisibile. Ma rispetto al passato la sua situazione è peggiorata: un’azienda alimentava la sua piccola baraccapoli con un cavo elettrico. Ma ora, l’imprese deve fare lavori di ristrutturazione e ha chiesto a Flavio di traslocare. Lui, da clochard irriducibile, naturalmente ha puntato i piedi. Risultato: niente più corrente, niente luce, e niente stufetta elettrica. Ora la stufa è solo a pelle, nel senso che sono i due cani a trasmettergli un po’ di calore corporeo, ma assieme a qualche grado purtroppo rilasciano anche qualche pulce. Intanto la casetta in cartone cade a pezzi e i topi sono grandi quanto scoiattoli. Battono i denti per il freddo anche Mario e Ilic, 40 e 28 anni. I loro infissi di cartone nella casupola di Platamona non sono il massimo della trasmittanza: la tramontana di questi giorni raggela le coperte sul pavimento e fa tremare la fiamma delle candele. Poi c’è Angelo, il senza fissa dimora per antonomasia: non dorme mai nello stesso posto per paura di essere scoperto. La sera cerca un riparo in qualche campagna fra Li Punti e San Giovanni, si copre con plastica e cartone e dorme così. C’è anche Antonio, 60 anni, per strada da poco, dopo aver perso un lavoro. La sua casa è un’auto. Gavino, 55 ani, durante il giorno va in cerca di lavoretti e la sera si rifugia sotto la veranda coperta di un bar in zona Luna e Sole. Paolo e Marisa hanno 29 e 25 anni. Il loro riparo è un vecchio fabbricato al centro storico. In questi giorni sono spariti, forse qualcuno li ha ospitati al caldo.

Luigi, meno di quarant’anni,condivide i sedili della macchina col suo cane in zona Carlo Felice. Qualche inquilino di buon cuore invece lascia sempre il portone socchiuso per Gavino, in un vicolo del centro storico. Lui arriva dopo le 22, dorme per terra, e la mattina all’alba leva il disturbo. Infine ci sono altri 5 clochard, due italiani e tre stranieri, che vivono sotto un portico in una casa cantoniera lungo la ferrovia per Alghero. Hanno un grande privilegio: la notte possono accendere il fuoco, perché abitano in aperta campagna.

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