La Nuova Sardegna

Sassari

Richiedenti asilo, prima udienza a Sassari

di Nadia Cossu
Richiedenti asilo, prima udienza a Sassari

Anche in città i giudici decideranno sui ricorsi dei migranti contro i provvedimenti delle commissioni

10 gennaio 2017
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SASSARI. Un’attesa serena, fuori dalla stanza del giudice civile del tribunale di Sassari. Col giornale tra le mani a leggere le ultime notizie e a sperimentare l’italiano imparato durante le lezioni nei centri di accoglienza. Leggono ad alta voce, uniscono le sillabe correttamente e sorridono i sei migranti richiedenti asilo provenienti da Gambia, Guinea, Costa d’Avorio, Mali.

Ieri mattina, puntualissimi, si sono presentati con i loro avvocati al piano terra del palazzo di giustizia di via Roma per la prima udienza di questo genere che si svolge a Sassari. Si tratta dei migranti che hanno presentato ricorso contro il provvedimento di diniego della protezione internazionale da parte della commissione. Per effetto del deposito del ricorso l’efficacia del provvedimento che ha respinto le loro domande è sospesa di diritto. Questo comporta per lo straniero la possibilità di richiedere il permesso di soggiorno temporaneo, rinnovabile sino al termine del giudizio. Salvatore Serra, vice prefetto vicario a Sassari di recente aveva spiegato che «quasi il 95 per cento delle richieste non viene accolto. Nella stragrande maggioranza dei casi le commissioni verificano che non ci sono le condizioni previste dalla legge per concedere l’asilo».

Nei centri di accoglienza, i profughi attendono di conoscere il verdetto della commissione e, se negativo, si rivolgono al giudice con la speranza di ribaltarlo. Proprio perché il flusso è diventato continuo si è deciso di tentare di accorciare i tempi di esame delle richieste con due commissioni, entrambe operano su Cagliari.

Le udienze fissate ieri sono state tutte rinviate a marzo perché lo scorso 30 dicembre è scaduta l’applicazione dei giudici di Sassari al tribunale di Cagliari. Un intoppo burocratico-giudiziario di fronte al quale ai giudici non è rimasto altro da fare che rinviare in attesa di un eventuale rinnovo della delega o della applicazione. Un nulla di fatto, quindi.

Nel frattempo i migranti continuano a fare il loro percorso di integrazione, frequentano i corsi di italiano e superano le prove a pieni voti, qualcuno ha trovato lavoro, qualche altro si dedica allo sport ed è stato persino ingaggiato da una società di basket. Provano, in sintesi, a fare una vita “normale”.

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