La Nuova Sardegna

Sassari

«Capodanno coi migranti così è nata Casa Somalia»

di Luca Fiori
«Capodanno coi migranti così è nata Casa Somalia»

Un gruppo di ragazzi del quartiere ha deciso di “adottare” i 12 rifugiati africani La neonata associazione si prende cura di loro. E ora li invitano anche le scuole

08 gennaio 2017
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SASSARI. Hanno conosciuto il freddo del marciapiede sotto la tettoia della chiesa del Buon Pastore, poi la cattiveria di chi circa un mese fa è entrato nei locali attigui alla chiesa del Cuore Immacolato - la loro nuova casa - per minacciarli e portare via a uno di loro un telefonino. Poi finalmente il vento è cambiato.

È iniziato nel migliore dei modi il 2017 per i dodici ragazzi somali ospiti fino a qualche mese fa nel centro di accoglienza di via Planargia e poi messi alla porta dalla burocrazia dopo aver ottenuto lo status di rifugiati. Una volta diventati liberi cittadini i ragazzi - di età compresa tra i 18 e i 25 anni - hanno dovuto infatti lasciare la struttura e per un paio di settimane si sono ritrovati a dormire per strada. Per fortuna un gruppo di una decina di sassaresi del quartiere di Monte Rosello si è mobilitato, e assieme al gestore del centro di accoglienza e al parroco del Cuore Immacolato è riuscito a dare loro un tetto provvisorio. Così giorno dopo giorno, chiacchiera dopo chiacchiera i legami si sono stretti e i ragazzi del quartiere hanno deciso che bisognava fare di più.

«Quando i ragazzi somali sono finiti per strada - racconta Hector Pais uno dei volontari - alcune persone del quartiere hanno iniziato ad aiutarli con coperte e generi alimentari. Erano persone che non si conoscevano e che hanno avuto modo di frequentarsi per cercare di risolvere una situazione che sembrava irrisolvibile». È proprio in quei giorni di novembre - i più duri per i dodici rifugiati arrivati dalla Somalia alcuni mesi fa - che la città ha dimostrato quanto sia accogliente. «Grazie all’aiuto di don Tonio Sau - continua Hector - i ragazzi hanno potuto lasciare la strada e ora hanno un posto dove dormire. Noi ci siamo affezionati a loro e abbiamo deciso di creare un’associazione per sostenerli e aiutarli ad affrontare questo primo periodo nel nostro paese in cui hanno ottenuto lo status di rifugiati perché in Somalia c’è la guerra, ma non hanno un lavoro o un posto in cui vivere». È stata la notte di Capodanno trascorsa tutti insieme nei locali della parrocchia che ha gettato le basi per la costituzione dell’associazione che si chiamerà “Casa Somalia”. «Il nome rispecchia esattamente quello che vogliamo che sia la nostra associazione - aggiunge Hector - il nostro obiettivo è che questi ragazzi che nella loro terra hanno visto cose terribili qui da noi possano sentirsi a casa. La notte di Capodanno - continua il volontario - abbiamo regalato ai ragazzi la bandiera della loro nazione e abbiamo visto la felicità nei loro occhi. Stiamo cercando di aiutarli a inserirsi nella società - conclude - e speriamo che altri cittadini ci diano una mano». Intanto la loro presenza in città non passa inosservata e sono in tanti quelli che si offrono di aiutarli. «Qualche giorno fa - spiega Andrea Spanu un altro volontario - il proprietario del ristoratore marocchino di via Muroni “Thè alla Menta” ha voluto offrire la cena a tutti i ragazzi e a noi volontari. E ora anche le scuole che hanno sentito parlare della loro storia - conclude - li stanno invitando per parlare con gli studenti».

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