La Nuova Sardegna

Sassari

Uccisa e bruciata dal marito, parla la figlia di Anna Doppiu: «Perdono mio padre, non è un mostro»

di Luigi Soriga
Nicola Amadu e Anna Doppiu
Nicola Amadu e Anna Doppiu

Sassari, intervista a Claudia Amadu a un mese dalla sconvolgente morte della madre: «Lui è sempre Nicola, il mio papà. Pagherà per lo sbaglio fatto ed è cosciente di questo. Ma io nonostante tutto non riesco a odiarlo»

10 dicembre 2016
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SASSARI. È passato un mese esatto da quel giorno. Il 9 novembre Anna Doppiu decise di oltrepassare il punto di non ritorno. Disse al marito Nicola Amadu che dopo 46 anni di matrimonio era stanca di subire, che voleva la separazione, e che sarebbe andata via di casa. Quella sera erano soli nella villetta a Trunconi, periferia di Sassari. Lui prima la riempì di botte fino a tramortirla, e poi la cosparse di benzina e le diede fuoco. Quel giorno anche la vita di una famiglia intera oltrepassò un punto di non ritorno. Claudia Amadu ha 42 anni, è la seconda dei quattro figli, ha la testa che le scoppia e notti senza sonno. Ogni settimana va a trovare in carcere il suo papà, perché ha deciso di perdonarlo.

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Come è riuscita a perdonare suo padre?

«Lui è sempre Nicola, il mio papà. Pagherà per lo sbaglio fatto ed è cosciente di questo. Ma io nonostante tutto non riesco a odiarlo o a vederlo come un mostro. Anche se mi ha portato via con crudeltà la cosa più preziosa che avessi».

Com'è stato il primo incontro?

«Lui era stupito. Non si aspettava certo la mia visita. Gli sono andata incontro piangendo e lui ha fatto la stessa cosa. Un lungo abbraccio senza dire niente, se non lacrime. Ho visto un uomo totalmente smarrito che sta pensando al male che ci ha fatto. Non lo giustifico, ha commesso una cosa atroce e dovrà pagare per questo. Ma io andrò a trovarlo sempre, perché non voglio che si senta solo, nonostante tutto. Gli ho portato le foto dei suoi nipotini, e questo per lui è stato il regalo più grande. L'unico legame che gli resta con la vita».

Chi ha parlato per primo?

«È stato lui a rompere il silenzio. Mi ha detto: perdonatemi. E io: l'ho già fatto. Poi gli ho chiesto di raccontarmi l'accaduto, e lui l'ha fatto tutto d'un fiato, nei minimi dettagli. Mi restano impressi i suoi occhi lucidi e la sua mano che teneva stretta la mia».

Che cosa le ha detto?

«Ero accecato dall'odio, non sopportavo di perderla per sempre, questo mi ha detto. E poi: l'idea che un giorno potesse diventare di un altro uomo mi ha fatto impazzire. Se lei mi avesse dato una sola possibilità, se avesse detto di volerne riparlare. O se quella sera ci fosse stato uno di voi non sarei mai potuto arrivare sino a tanto».

Perché ha deciso di dare fuoco a sua moglie?

«L'ha riempita di calci e pugni fino a farle perdere conoscenza. Lui pensava di averla ammazzata. Sul fatto di aver poi infierito, cospargendola di benzina e dandole fuoco, non è riuscito a dare una spiegazione. Non sa perché lo abbia fatto, che cosa gli sia passato per la mente in quei frangenti. Ha scosso la testa quando gliel’ho chiesto, non ha trovato le parole».

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Come era sua madre?

«Mia mamma...una donna splendida, speciale ma fragile e debole. Era solo da proteggere. La mia rabbia più grande è che per una sorta di protezione nei confronti di noi figli non ci abbia voluti coinvolgere. E così ha fatto pure quel maledetto giorno, comunicando a mio padre la decisione che forse aveva già preso da tempo ma a nostra insaputa. Aveva un carattere debole in confronto al suo e quel giorno aveva trovato il coraggio di reagire. Ha sbagliato il modo: non doveva affrontarlo da sola».

Suo padre invece?

«È sempre stato più duro, più prepotente, e soprattutto più ignorante. Perché di ignoranza qua si parla, e di incapacità di riflettere. Cresciuto in una famiglia di 13 figli, al lavoro da quando aveva 6 anni quindi senza neppure un'educazione. Un uomo duro ma non egoista, anzi era di una generosità unica. Molto orgoglioso e all'apparenza anaffettivo: non riusciva neppure a darci una carezza o un abbraccio. Poi è cambiato».

Che cosa è successo?

«È nata mia figlia Anna: era felicissimo di diventare nonno quando gliel'ho comunicato, nonostante non fossi sposata. Era un vero nonno, stravedeva per lei. Con me non si è mai comportato male: mai un rimprovero, un divieto o uno schiaffo. Dei miei genitori ho apprezzato tutti i sacrifici. Non ci hanno fatto mancare nulla e siamo cresciuti con la testa sulle spalle, responsabili e coscienti. Loro ne andavano orgogliosi».

Lei viveva nella stessa casa dei suoi genitori, dove sua madre è stata uccisa. Com'è stato il rientro dopo il dissequestro?

«Manca mamma ....ma manca anche lui...un dolore immenso. C'è molto silenzio, solo la vivacità della mia bambina riesce a riempire tutto questo vuoto. È la casa degli orrori, come la chiamate voi, ma è la mia.....è la casa che con grandi sacrifici i miei han voluto offrire a me e alla mia bimba. Siamo una famiglia distrutta e la mia forza sarà Anna, la mia bimba che porta il nome di mamma. E poi il perdono sarà la miglior partenza per ritrovare la serenità».

Molte donne vengono uccise dai compagni: pochi giorni fa a Tempio una signora è stata ferita dal marito dal quale si era separata. La sua famiglia ha vissuto l’esperienza terribile del femminicidio, cosa si sente di dire alle donne vittime di violenza?

«Di prendere subito bagagli e figli se ne hanno, e di sparire senza dire nulla. È l'unica soluzione. Gli uomini non accettano l'abbandono. Io ho chiuso un rapporto con mio marito per mancanza di rispetto. L'ho fatto per mia figlia e per proteggere la sua serenità. La forza che mia mamma doveva avere tanti anni fa. Forse sarebbe ancora con noi».

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