La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, chiede aiuto alla polizia al centro commerciale: «Mio marito mi picchia»

di Nadia Cossu
Sassari, chiede aiuto alla polizia al centro commerciale: «Mio marito mi picchia»

Una donna di 59 anni svela il suo dramma agli agenti durante una iniziativa di sensibilizzazione all’Auchan

13 novembre 2016
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SASSARI. Si avvicina come tante altre agli uomini e alle donne in divisa, vuole sapere perché i poliziotti sono lì, all’ingresso della galleria Auchan di Sassari. Lo capisce quasi subito da sola dando un’occhiata veloce alle locandine: “La polizia di Stato accanto alle donne vittime di violenza”. Qualche istante e sul suo volto cala un’ombra.

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«Ho 59 anni e mio marito mi picchia da tanto tempo». Dopo un attimo di timidezza, o forse imbarazzo, vergogna, terrore, si lascia andare con uno degli agenti. Racconta di quel calvario quotidiano che subisce da tempo: «Sa com’è, ho paura a denunciarlo. Vorrei solo trovare la forza di lasciarlo, ma poi leggo di tragedie come quest’ultima qui a Sassari e penso che se e quando avrò il coraggio di separarmi dovrò già essere lontana anni luce da questa città. Prima farò le valigie e poi darò la notizia a lui». La donna riesce a liberarsi di questo peso in mezzo alla gente comune, tra i negozi di un centro commerciale dove la vita – almeno apparentemente – si manifesta in tutta la sua normalità: shopping, svago davanti a una bistecca, un caffè, un gelato, qualche lettura.

Apparentemente, appunto. Perché spesso dietro quei volti “normali” si nascondono drammi personali. La 59enne di ieri ne è la dimostrazione. Spingeva il suo carrello della spesa ma poi si è fermata e ha deciso – sicuramente era la prima volta davanti a un uomo in divisa – di raccontarsi.

«Lontano dalle caserme e dalle questure può succedere che qualche persona si trovi più a suo agio» spiega Gian Mario Fois, medico capo della polizia di Stato, mentre compila la sua griglia dati per le statistiche da inviare al Ministero. Si supera l’ostacolo di dover raggiungere i “palazzoni” che incutono soggezione. Lo ribadisce anche il questore Maurizio Ficarra che la decisione di divulgare questi messaggi anche nei luoghi dello shopping nasce proprio per “agganciare” il maggior numero possibile di persone: «Stiamo lavorando tanto in questo senso – dice – la Polizia vuole arginare il fenomeno della violenza sulle donne e del femminicidio. E avvicinarsi alla gente negli spazi affollati può rivelarsi una strategia importante».

Il passo più difficile è convincere le donne a denunciare, quando sono vittime di violenza: «Mia sorella subisce le botte del compagno, lo ha segnalato alle forze dell’ordine ma lui continua. Mi chiedo a cosa serva denunciare...». È la considerazione laconica di un’altra donna: «Serve moltissimo – è la risposta che le viene data – Deve sapere che in tanti casi la denuncia ha invece un effetto decisivo: l’uomo smette di terrorizzare le sue vittime». E nelle statistiche, fortunatamente, questi ultimi casi superano i primi. Bibiana Pala, dirigente della squadra mobile, ricorda l’impegno costante della polizia: «Le nostre forze sono concentrate su questo progetto e ci auguriamo che i cittadini rispondano al meglio, così come già stanno facendo».

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