La Nuova Sardegna

Sassari

Quando il calcio diventa integrazione

Quando il calcio diventa integrazione

Storia di due giovanissimi migranti che, accolti dalla Caritas, si sono guadagnati un posto in squadra

13 ottobre 2016
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OZIERI. Quando l’integrazione passa anche attraverso il gioco del calcio. È quanto sta accadendo a Ozieri, dove si sta vivendo una storia a lieto fine che vede protagonisti due giovani profughi giunti in città da poco più di un anno e ora entrati nella rosa dell’Ozierese Calcio. Si tratta di Ndong Ibrahima, senegalese classe 1997, attaccante nella categoria Juniores, e Darboe Mori, gambiano di un anno più giovane, centrocampista nella prima squadra a cui si deve il primo gol messo a segno dai canarini nella prima di campionato contro il Castelsardo.

Entrambi erano giunti a Ozieri il 18 luglio 2015, accolti dalla Caritas diocesana nei locali dell’ex convento delle Grazie. Dopo qualche mese avevano iniziati i primi allenamenti per coltivare la loro grande passione e già da quest’estate era arrivata la loro prima esperienza con la partecipazione al torneo estivo cittadino tra le file dei Black Chibudda, la formazione bianco-azzurra interamente africana sponsorizzata dalla Spes e dal Csv Sardegna Solidale, che pur non raggiungendo il podio a livello di gioco si è guadagnato l’ambitissima coppa del premio simpatia, il reale obiettivo degli atleti scesi in campo alla conquista una vera integrazione nella vita cittadina (sottolineata dall’hashtag #diventaildodicesimo).

«Un fair play – spiegano dalla Caritas – che mira ad oltrepassare le linee del rettangolo di gioco per estendersi ai molteplici ambiti sociali: dai laboratori di pittura e di riciclo dei materiali tenuti da Teresa Baralla nei locali della Casa del Fanciullo, all’impegno per confezionare le decorazioni della festa del Carmelo, e ora culmina nell’iscrizione alla scuola pubblica del Cpia, a cui prendono parte anche i 5 minori recentemente arrivati ad Ozieri insieme ad altri frequentatori locali. Corsi nei quali i ragazzi potranno superare il livello didattico della prima alfabetizzazione acquisita con i corsi di italiano Caritas, studiare altre materie come la matematica e la geografia e avere una formazione professionale volta all’apprendimento di un vero e proprio mestiere (idraulico, meccanico, elettricista), nella speranza di un futuro, reale inserimento lavorativo e la conseguente e fattiva inclusione sociale». (b.m.)

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