La Nuova Sardegna

Sassari

Il mortale di Olbia, 4 anni a Spanu

di Nadia Cossu

Fratelli travolti e uccisi, la Cassazione ha confermato la pena per il camionista

01 ottobre 2016
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SASSARI. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a quattro anni di reclusione per il sassarese Pasquale Spanu, oggi settantenne, accusato di omicidio colposo plurimo dopo l’incidente del 2008 nel quale persero la vita i tre fratelli di Olbia Paolo, Franco e Mauro Diana, di 43, 37 e 41 anni.

La Cassazione non ha accolto il ricorso presentato dall’avvocato difensore Antonio Secci che – tra i motivi alla base del ricorso – chiedeva la rinnovazione dell’istruttoria in appello. L’obiettivo era arrivare a eseguire una perizia sul furgone guidato da Spanu che provocò il terribile scontro frontale alle porte di Olbia. Il camion Renault aveva improvvisamente – e senza una ragione apparente – invaso la corsia di marcia opposta e l’impatto era stato talmente violento da non lasciare scampo a nessuno dei tre fratelli.

L’incidente era accaduto il 15 maggio, il giorno della festa di San Simplicio, patrono della città. Spanu stava raggiungendo il capoluogo della Gallura a bordo del furgone che trasportava generi alimentari. Il mezzo pesante aveva scartato all’improvviso, inizialmente si era pensato alla rottura del piantone dello sterzo ma gli inquirenti avevano lavorato anche su altre direzioni come il malore o il colpo di sonno. Il camion aveva invaso la corsia opposta sulla quale viaggiava la Punto guidata da Mauro Diana con a bordo Franco e Paolo. I tre fratelli erano diretti a Sassari per un appuntamento con il notaio. Lo schianto era stato improvviso e violentissimo, sull’asfalto non era stato rilevato alcun segno di frenata. Il furgone aveva centrato la macchina, l’aveva spinta all’indietro per alcuni metri, l’aveva come ingoiata e aveva fermato la sua corsa sull’erba dopo aver sfondato il guardrail. Il camionista era rimasto incredibilmente illeso.

In appello, il procuratore generale Sergio De Nicola, che nel corso del dibattimento aveva chiesto una rinnovazione delle perizie tecniche sul furgone, aveva concluso per un proscioglimento del camionista, richiesta alla quale si era associato il difensore Antonio Secci trovando però la ferma e decisa opposizione della parte civile, rappresentata in aula (dove erano presenti i parenti della tre vittime) dagli avvocati Fabio Diomedi e Giampaolo Murrighile. I giudici (a latere Massimo Zaniboni) avevano deciso per la conferma della condanna inflitta in primo grado, riducendo però la pena di un anno. Pena confermata ora dalla Cassazione.

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