La Nuova Sardegna

Sassari

Il figlio atleta è frustrato? I genitori sappiano dire no

Lo sport di prestazione a qualsiasi livello può portare l'atleta ad affrontare uno stato d'animo che lo mette in difficoltà: la frustrazione. Perché ci sia frustrazione è necessario che siano...

20 agosto 2016
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Lo sport di prestazione a qualsiasi livello può portare l'atleta ad affrontare uno stato d'animo che lo mette in difficoltà: la frustrazione.

Perché ci sia frustrazione è necessario che siano presenti tre elementi: 1) desiderare fortemente un obiettivo; 2) che questo sia gratificante; 3) che non si riesca a raggiungere per un ostacolo. Più alto è il livello prestativo più è probabile che l'obiettivo agognato sia il vincere.

In questo caso: 1) il desiderio sarà vincere; 2) lo scopo gratificante può essere dimostrare il proprio valore, soddisfare le aspettative proprie e altrui, ottenere riconoscimenti esterni; 3) gli ostacoli possono essere fallire, perdere, non giocare bene, essere squalificato o sostituito.

Considerato il clima olimpico se ragionate un attimo sul numero di pretendenti e il numero delle medaglie disponibili è molto più probabile non vincere. L'aspetto che è psicologicamente interessante è la reazione alla frustrazione. Tra quelle più probabili sicuramente manifestare aggressività verso l'esterno (arbitri e avversari) o l'interno (svalutarsi e smettere di praticare sport); diventare ansiosi (non giocare per paura di sbagliare); desensibilizzarsi (diventare apatici). I campioni sportivi hanno dovuto gestire situazioni di grandi frustrazioni al punto che forse proprio la risposta a queste li rende ciò che sono. Ovviamente più l'esperienza frustrante è marcata, prolungata nel tempo e invasiva, maggiore sarà il suo potenziale problematico.

Nel percorso educativo la frustrazione può avere dei risvolti positivi nell'acquisire la giusta flessibilità per trovare nuove e adeguate risposte agli ostacoli. Soprattutto se il bambino sperimenta il supporto degli adulti e compagni. Insomma la famosa “carota e bastone” si basa sull'utilizzo educativo della frustrazione con la parola principe di questo sentimento: il “no”. Viviamo nell'era in cui sembra sempre più complesso negare qualcosa ai propri figli. Aggiornerei carota e bastone in Amore e Fermezza perché in questo modo il “no” dell'adulto, purchè utilizzato in un contesto funzionale, e la conseguente frustrazione può in realtà dare molta forza al bambino.

Chissà che la prossima volta che vi mostrate fermi con vostro figlio/nipote/atleta non stiate in realtà mettendo le basi per il suo successo dopo una clamorosa sconfitta.

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