La Nuova Sardegna

Sassari

A Santa Maria lo strazio di due famiglie

di Luca Fiori
A Santa Maria lo strazio di due famiglie

Centinaia di persone ieri pomeriggio hanno dato l’ultimo saluto alle vittime dell’incidente Monica Rita Azzu e Luisa Mulargia

27 luglio 2016
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SASSARI. «L’esempio più grande che ci lasciano Luisa e Monica dopo questa tragedia è l’amore. Continuate a fare quello che avrebbero fatto loro, portate avanti i loro progetti e ricordartele sempre con gioia, perché è quello che avrebbero voluto».

Ci hanno provato don Luciano Brotzu, sacerdote nulvese amico della famiglia Mulargia, e don Salvatore Sanna ieri pomeriggio ad asciugare la lacrime dei familiari delle due vittime del terribile incidente che giovedì pomeriggio è costato la vita a due donne che stavano raggiungendo Alghero per portare al mare la nipotina di 5 anni.

Sono accorsi in tantissimi ieri dopo pranzo nella chiesa di Santa Maria di Betlem per salutare per l’ultima volta due donne unite da un tragico destino. Tante le persone che non trovando posto in chiesa hanno atteso sul sagrato l’uscita delle due salme. In prima fila, distrutta dal dolore e con ancora il busto che le sorreggeva la schiena, Paolina Mandas, la mamma di Monica Rita Azzu, una delle tre sopravvissute allo schianto tra la Scenic guidata dal caporal maggiore della Brigata Sassari Emanuele Secci e la vecchia Matiz in panne sulla corsia di destra.

Non ha invece potuto dare l’ultimo saluto alla madre Roberta Savasta, anche lei rimasta ferita insieme alla figlia di 5 anni e ancora ricoverata nel reparto di Medicina d’Urgenza dell’ospedale civile Santissima Annunziata. Tutti gli altri parenti delle due donne erano lì nei primi banchi a cercare di farsi forza gli uni con gli altri. C’erano Maria Rosaria, Maena e Clara le altre figlie di Lusia con le loro famiglie e c’era Lello il compagno di Monica.

«Luisa e Monica avevano ancora tanti progetti da portare avanti - ha detto don Luciano - ma non possiamo decidere noi quando è il momento di lasciare questa terra. La loro scomparsa così tragica lascia i parenti sgomenti - ha concluso il sacerdote - ma l’amore che hanno donato quando erano qui con noi non potrà mai essere dimenticato». Le famiglie delle due vittime erano molto conosciute, non solo in città. Tantissime le persone arrivate nella chiesa di Santa Maria da Nulvi, paese natio di Luisa Mulargia, e tantissimi gli amici di Lello Simula compagno di Monica. Era stato proprio lui uno dei primi ad accorrere sul luogo dell’incidente. Monica lo aveva avvisato che la sua Matiz stava facendo le bizze e dopo essersi raccomandato con la sua compagna di accostare sulla destra era corso da lei per aiutarla. Purtroppo quando era arrivato al chilometro 19 della quattro corsie per Alghero il dramma si era già consumato. Ieri ha provato a farsi forza davanti a quelle bare e quelle corone di fiori e darne alla mamma di Monica, aiutandola ad entrare subito in macchina dopo la funzione religiosa per evitarle lo strazio delle condoglianze, prima del breve viaggio verso il cimitero.

Sul fronte delle indagini gli inquirenti continuano a raccogliere tutti gli elementi utili a ricostruire le fasi drammatiche dell’incidente. Gli esiti dei due esami autoptici eseguiti ieri mattina dal medico legale Francesco Serra sui corpi di Monica Rita Azzu e Luisa Mulargia si conosceranno solo tra 45 giorni. Al perito, incaricato dal sostituto procuratore Corinna Carrrara, è stato chiesto di accertare se le due donne siano morte sul corpo in seguito al terribile schianto tra la Scenic guidata dal caporal maggiore dell’esercito Emamuele Secci e la Matiz in panne su cui si trovavano. L’auto guidata da Monica Rita Azzu aveva avuto un guasto e la donna aveva dovuto fermarsi sul lato destro della carreggiata al chilometro 19 della strada a quattro corsie per Alghero. Pochi istanti dopo la Renault l’aveva presa in pieno procurando la morte delle due donne. Nello schianto erano rimaste ferite anche Roberta Savasta, di 35 anni, insieme alla figlia di 5 e Paolina Manda di 76 anni. Subito dopo l’incidente le due auto coinvolte nello scontro erano state messe sotto sequestro in attesa che un perito stabilisca lo stato di efficienza di entrambe.

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