La Nuova Sardegna

Sassari

Aspettando la "grande Frusciadda"

di Daniela Scano
L'ingresso dei Candelieri a Santa Maria
L'ingresso dei Candelieri a Santa Maria

Discesa dei Candelieri e fischi organizzati contro il sindaco. L'appello dell'Integremio a rispettare la sacralità della festa del 14 agosto. Per non buttare alle ortiche una manifestazione che l'Unesco ha fatto diventare patrimonio immateriale dell'umanità

26 giugno 2016
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I sassaresi che amano la Faradda possono tollerare la “grande Frusciadda”: il sonoro esercizio di fiati e trombette contro il sindaco di turno che da qualche tempo rischia di oscurare il senso profondo della Discesa dei Candelieri?

La domanda sorge spontanea dopo l’accorato appello alla collettività fatto (con congruo anticipo, per stimolare il dibattito) dall’Intergremio a rispettare la manifestazione diventata nel 2013, dopo anni di battaglie, patrimonio immateriale dell’umanità. Una perla rara, anzi unica, che Sassari ha ricevuto dall’Unesco e che rischia di frantumarsi sotto gli occhi (e le orecchie) di decine di migliaia di sconcertati turisti che raggiungono la città per assistere allo spettacolo maestoso dei grandi ceri che vengono portati a spalla dai gremianti affaticati, ma orgogliosi per il privilegio a loro concesso dall’appartenenza a corporazioni in qualche caso antiche quanto la città. Uno spettacolo di fatica fisica, di fede e di amore per la propria identità che si ripete sempre uguale da secoli. Una tradizione popolare e una festa religiosa che meritano rispetto, ragionano i rappresentanti degli antichissimi Gremi di candeliere, come meritano rispetto e considerazione i sassaresi che si preparano tutto l’anno alla Discesa del 14 agosto.

Invece per qualcuno la Faradda è diventata solo la Frusciadda. Quella del 2014 era stata significativa, quella dell’anno scorso è stata memorabile, quella del 2016 potrebbe essere la pietra tombale sulla sacralità di un rito. Per sommergerlo di ridicolo basta ancora pochissimo. È sufficiente che, come l’anno scorso, chi legittimamente non ama Nicola Sanna organizzi le sue truppe fischianti e le collochi lungo il percorso da Palazzo di Città alla chiesa di Santa Maria.

Nascosti dietro l’alibi della “tradizione”, che per qualcuno è semplicemente impunità, si dà libero sfogo al dileggio senza che la vittima possa difendersi. Sgradevole, un po’ vigliacco e molto provinciale. A qualcuno piace vincere facile e si sta già organizzando. La “chiamata ai fischietti” è già partita.

Certo, i turisti non capiranno, ma gli organizzatori della Frusciadda potranno tornare a casa soddisfatti per “avergliele cantate” (anzi, fischiate) all’uomo con la fascia tricolore. Eppure, la sera del 14 agosto e in quel contesto solenne, quell’uomo rappresenta la municipalità. Contro chi si fischia, dunque? Gli organizzatori della gazzarra possono essere fieri di questa impresa che svilisce a bega di cortile un patrimonio dell’umanità intera? È una domanda alla quale solo loro possono dare una risposta.

Se fino a qualche anno fa la Frusciadda era un evento collaterale, un “giudizio del popolo” al quale il primo cittadino di turno si sottoponeva con un po’ di apprensione, e che veniva svelato per pochi minuti dalla intensità dei fischi e/o degli applausi alla sua uscita sul Corso, oggi possiamo prevedere che cosa accadrà la sera del 14 agosto. L’organizzazione infatti è a buon punto, come annunciano baldanzosi sui social network gli autoproclamatisi tribuni che però sostengono di amare Sassari sopra ogni cosa.

Però. Però se la Faradda è diventata patrimonio dell’umanità, ciò significa che l’umanità locale dovrebbe fare un passo indietro e imparare a condividere la grande bellezza dei candelieri con il resto del mondo. Tutta quella gente, infatti, non arriva a Sassari per assistere allo sconcertante spettacolo di un sindaco accompagnato dai fischi.

Chi sostiene di voler difendere Sassari, e critica con tutte le sue buone ragioni le scelte del primo cittadino e della sua amministrazione, dovrebbe assumersi la responsabilità di imbrattare in nome di una vendetta politica l’immagine della più grande festa della città. Per amore della Faradda, se davvero la amano come dicono. Per amore di Sassari. Ci sono tanti modi per esternare il proprio dissenso. La Faradda, invece, merita solo applausi.

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