La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, massacrò la fidanzata con una spranga: il 19enne tenta il suicidio in carcere

di Luca Fiori
Il carcere di Bancali
Il carcere di Bancali

Simone Niort martedì si è impiccato nel carcere di Bancali in cui è in isolamento ma è stato salvato dagli agenti

16 giugno 2016
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SASSARI. Non ha retto allo stress del carcere. Quelle quattro mura grigie della cella numero 11 dell’istituto di pena di Bancali, in cui era stato rinchiuso sabato notte con l’accusa di tentato omicidio, per aver massacrato la fidanzata con una spranga, gli hanno fatto perdere la ragione.

Martedì sera, alla vigilia dell’interrogatorio di garanzia davanti al giudice delle indagini preliminari, Simone Niort ha arrotolato un lenzuolo, ha costruito un cappio, ci ha infilato dentro la testa e ha provato a togliersi la vita legandolo alla grata della finestra e lasciandosi penzolare all’interno della cella in cui si trovava in isolamento.

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Erano le 20.15 quando un agente che stava effettuando un controllo in quella sezione, ha notato il corpo del diciannovenne a penzoloni. L’allarme è stato immediato: sono stati chiamati rinforzi e insieme agli agenti si è precipitato all’interno della cella numero 11 anche il medico di turno. Il giovane è stato liberato dal cappio e adagiato sul pavimento. Simone Niort era in arresto cardiaco, ma i suoi soccorritori non si sono persi d’animo. Il medico e gli infermieri sopraggiunti nella sua cella gli hanno praticato il massaggio cardiaco per alcuni minuti riuscendo a far ripartire il suo cuore. Alle 20.30 il giovane ha ripreso a respirare ed è stato accompagnato in infermeria. Ai sanitari e agli agenti ha detto di aver avuto un momento di sconforto dovuto alla detenzione. Alle 21.15, con in corpo una discreta quantità di tranquillanti, Simone Niort è stato riaccompagnato nella cella, dalla quale sono stati portati via suppellettili e gli indumenti potenzialmente pericolosi. Per tutta la notte è stato monitorato per scongiurare che ritentasse di togliersi la vita o provasse a farsi del male.

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Già dal suo arrivo a Bancali, sabato notte, Simone Niort aveva respirato un clima di tensione. “Radio carcere” - come sempre accade - aveva fatto girare di cella in cella la notizia del suo arrivo e le pesantissime accuse che lo avevano fatto finire in manette. Nel regolamento non scritto, ma che tutti i detenuti conoscono bene e condiziona la vita tra le quattro mura, certi tipi di reati non sono tollerati. Tra questi il più odioso è certamente la pedofilia, ma anche chi si macchia di violenza nei confronti delle donne non entra in carcere certamente con l’etichetta dell’eroe. Così è stato per Simone Niort. Già da sabato notte, poco dopo il suo arrivo, il giovane ha ricevuto minacce dai detenuti delle celle vicine. Gli hanno urlato di tutto e quelle grida, quelle minacce hanno aggiunto disperazione a disperazione. Simone Niort ha resistito tre giorni, poi martedì sera ha deciso di farla finita. Prima che un agente potesse rendersi conto delle sue intenzioni, ha preso il lenzuolo della branda e ha deciso di usarlo come cappio. La prontezza di riflessi dell’agente che lo ha notato a penzoloni dentro la cella e il medico di guardia gli hanno salvato la vita. Ma ora si dovrà vigilare perché quello che è accaduto non si ripeta più.

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