La Nuova Sardegna

Sassari

Un grido da piazza Tola: «Stop alle auto»

di Luca Fiori
Un grido da piazza Tola: «Stop alle auto»

Gli esercenti chiedono al Comune di creare un’area pedonale temporanea: e le regole sui gazebo siano uguali per tutti

01 giugno 2016
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SASSARI. Da angolo malfamato e dimenticato, da qualche anno piazza Tola si è ripresa il ruolo di cuore pulsante della città. Almeno dal tramonto, quando la decina di locali spuntati come funghi intorno alla statua su cui siede lo storico e politico nato a Sassari nel 1801, richiama centinaia di persone in cerca di un drink o di qualcosa da mangiare. Una bella favola che racconta la riconquista di spazi urbani perduti, ma che gli esercenti che lavorano nella piazza temono possa interrompersi bruscamente se non si interverrà in fretta per apportare alcune importanti migliorie. «La cosa più urgente da fare - spiega Fabio Masia della “Vineria Tola” - è chiudere la piazza al traffico, almeno nelle ore i cui diventa uno spazio di svago per bambini e genitori. Il Comune dovrebbe anche capire - aggiunge - che non è pensabile rispondere dopo un mese a una domanda per pagare il suolo pubblico, ci perdiamo noi ma anche la stessa amministrazione». Eliseo Fiori del locale “Ombra di Vino” rimarca il concetto dell’area pedonale. «Non è possibile - spiega - che in una piazza come questa si possa arrivare con la macchina e posteggiare accanto ai tavolini in cui la gente sta mangiando». Ma non sono solo le macchine a rendere pericolosa e degradata la spianata in discesa su cui si affaccia lo storico palazzo del barone d'Usini del 1577 e la vecchia casa patrizia dei conti di Sant'Elia. «Ci vorrebbe un po’ più di verde - spiega Andrea Sena della “Birreria Bno” - e l’impegno da parte di tutti per tenere questo spazio con più decoro, ci vuole poco per rendere la piazza più accogliente». Per Daniele Pintus, titolare dello storico bar che porta il suo nome, l’amministrazione dovrebbe occuparsi soprattutto di due cose: «La notte la piazza diventa un bivacco - spiega - con tamburi e chitarre che impediscono agli abitanti di dormire, il Comune dovrebbe impedirlo e dovrebbe fare in modo che mattina presto sia pulita e splendente, come accade in tutte le città del mondo».

Giovanni Sanna del locale “Cicchetto” teme che dopo alcune stagioni di grande affluenza la piazza si stia spegnendo. «Il Comune ci ha fatto tante promesse che non ha mantenuto - spiega - che inizi a fare qualcosa creando un’area pedonale temporanea, come accade senza andare troppo lontano a Porto Torres». Per Giuseppe Dore della trattoria “Le due lanterne” esiste anche un problema di collaborazione tra gli esercenti. «Oguno pensa al suo orticello - spiega amareggiato - se avessimo collaborato tra di noi avremmo potuto creare degli eventi per attirare i cittadini. E i problemi tra esercenti è lo stesso Comune a crearli -aggiunge - a noi dopo tre anni ci ha obbligato a comprare degli ombrelloni nuovi e a togliere delle strutture fisse, mentre ad altri ha dato la concessione per tenerle». Gianluca Muzzu del “Caimano stanco” è convinto che la piazza siamo come un condominio: «Per renderla più vivibile - spiega - dovremo prima di tutto metterci d’accordo tra di noi. Nicola Tanda, imprenditore sassarese che vive e lavora all’estero nel mondo della ristorazione dà la sua ricetta: «C’è solo un segreto per tenere in vita questa bellissima piazza - spiega - con varietà dell’offerta e qualità dei servizi».

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