La Nuova Sardegna

Sassari

giocatore imputato di lesioni

Gomitata in campo, due testi: «Il colpo non fu volontario»

Gomitata in campo, due testi: «Il colpo non fu volontario»

SASSARI. Citata come teste dall’avvocato della difesa, ieri mattina una dirigente del Siligo calcio ha raccontato al giudice come quella domenica di gennaio del 2011, il contrasto tra i due giocatori...

02 aprile 2016
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SASSARI. Citata come teste dall’avvocato della difesa, ieri mattina una dirigente del Siligo calcio ha raccontato al giudice come quella domenica di gennaio del 2011, il contrasto tra i due giocatori della Pietraia e del Siligo avvenne in elevazione, mentre entrambi cercavano di colpire il pallone di testa. Non ci fu dunque alcun intento da parte di Giovanni Mari (finito poi a processo per lesioni) di colpire volontariamente l’avversario.

Tutto succede cinque anni fa durante la partita di calcio del campionato di seconda categoria Pietraia-Siligo. Due giocatori avversari sono sulla trequarti difensiva, c’è un lancio lungo, i due saltano per tentare di colpire di testa il pallone, c’è un contrasto, la palla viene allontanata e «ad azione ferma Mari mi dà una gomitata fortissima sul viso», racconterà in aula Gianni Carboni, calciatore della Pietraia all’epoca dei fatti, assistito dall’avvocato Stefano Carboni. Disse di esser stato molto male in seguito a quella gomitata: «Dopo quel colpo di testa siamo “atterrati”, io ero dietro Mari, la palla era lontana e lui mi ha dato una gomitata in faccia, senza motivo». Ma ieri in aula i due testi della difesa hanno raccontato una versione differente: «Il colpo c’è stato durante l’elevazione, come Mari ha allargato le braccia per darsi la spinta. Una volta “atterrati” ci siamo anzi preoccupati di vedere come stava Carboni. Lo stesso Mari ha chiesto se poteva fare qualcosa, accompagnarlo in ospedale». Come risulta dalla cronaca della partita di quella domenica pubblicata all’epoca sul nostro giornale, Carboni fu costretto a lasciare il campo dopo quel brutto colpo, il giudice sportivo squalificò Mari per due giornate. Lui si è sempre difeso sostenendo che la gomitata fosse stato un gesto del tutto involontario e che non avrebbe voluto fare del male al suo avversario. Un altro giocatore, presente quel giorno in campo e sentito in una delle ultime udienze come teste, ha sostenuto che «non essendo in atto un’azione di contrasto, quella gomitata fu data con intenzione». «Un’azione di quelle che ogni domenica si vedono negli stadi – hanno invece detto i due testi di ieri – Purtroppo quella volta le conseguenze furono gravi ma non perché ci fu la volontà del giocatore di fare del male». (nadia cossu)

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