La Nuova Sardegna

Sassari

Non derubò un’anziana, assolto un falegname

di Nadia Cossu

Giave, la donna lo chiama per dei lavori e poi si accorge che sono spariti i gioielli Carabiniere tende una trappola all’artigiano di Bonorva ma il giudice lo scagiona

13 marzo 2016
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GIAVE. Lo conosceva da anni e per questo quando ha avuto necessità di aggiustare il portone di casa, a Giave, ha chiamato lui, Pietrino Picconi, di Bonorva. Subito dopo, il falegname era andato dall’anziana signora e aveva cominciato i lavori insieme a un suo assistente. Tutto procedeva per il meglio finché un giorno Picconi non si ritrova faccia a faccia con i carabinieri. Denunciato per il tentato furto aggravato di alcuni gioielli, ha subìto un processo che si è concluso due giorni fa con una assoluzione piena. La fine di un incubo per l’artigiano che in questi anni ha dovuto sopportare – pur sicuro di avere la coscienza pulita – gli sguardi sospetti di qualche paesano. Il giudice monocratico Maria Teresa Lupinu ha accolto la tesi dell’avvocato difensore Patrizia Marcori e lo ha assolto.

La storia comincia quando l’anziana si accorge che dal cassetto del comò nella camera da letto sono spariti una catena, due anelli, un bracciale. Lei non ne parla con nessuno, nemmeno con sua figlia. Pensa, e spera, che i monili siano finiti da qualche altra parte e che prima o poi li ritroverà. Ma non succede e allora decide di raccontare tutto alla figlia e al genero carabiniere. I due le chiedono se per caso qualche estraneo nell’ultimo periodo fosse entrato in casa. E lei risponde che l’unica persona era il falegname Picconi. E si fa strada il sospetto che possa essere proprio lui il responsabile del furto dei gioielli. Il genero dell’anziana gli tende una trappola. Mette dentro il cassetto del comò una bustina bianca con dentro viti e chiodini. Una mattina la donna esce di casa per andare a un funerale. In aula l’imputato dirà che prima di uscire la signora gli avesse raccomandato di dare un’occhiata anche alla porta del bagno nel piano di su e alle manigliette dei cassetti del comò in camera da letto. Mentre l’assistente è giù al piano terra, Picconi va al piano di sopra, aggiusta la porta e poi si sposta nella stanza da letto. Mette le mani nel cassetto ed ecco che gli spunta davanti il militare genero dell’anziana. Lo stesso che al giudice racconterà di aver visto il falegname con in mano la bustina bianca pronto a metterla in tasca. A quel punto chiama i suoi colleghi della stazione di Giave che perquisiscono Picconi e la sua macchina ma dei gioielli non c’è traccia. Lo denunciano però ugualmente per tentato furto aggravato, in riferimento a quella bustina bianca che lui ha sempre detto di avere in mano perché per poter controllare e aggiustare il cassetto aveva necessità di spostare alcuni oggetti che c’erano dentro. Ma i militari non gli credono e finisce a processo. Il giudice, di diverso avviso, lo ha assolto.

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