La Nuova Sardegna

Sassari

Sindaci del Meilogu uniti per la stazione di Giave

di Emidio Muroni
Sindaci del Meilogu uniti per la stazione di Giave

Nei giorni scorsi un’infuocata assemblea convocata dall’Unione dei Comuni Il territorio chiede la riapertura della struttura “saltata” dal Pendolino

11 marzo 2016
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BONORVA. La recente chiusura della stazione di Giave, avvenuta stavolta anche “fisicamente” con un atto di forza di antica memoria e costume, concepito ed attuato senza alcun preavviso e con l’apposizione di un lucchetto su un cancello d’accesso all’area della fermata e stazionamento, ha destato sgomento fra la popolazione del territorio che si è vista privata improvvisamente di un ulteriore servizio pubblico e la giusta protesta del sindaco Mariantonietta Uras, che governa il paese abbarbicato sulla collina di San Cosimo, da cui domina tutta la pianura del Meilogu Logudoro. La sindaca ha fatto subito sentire forte e decisa la propria voce con una comunicazione urgente inviata alla direzione di Trenitalia, all’assessore regionale ai trasporti, al presidente del consiglio e della giunta regionale. Sono seguite numerose telefonate, rimaste senza risposta e vari tentativi di contattare i “padroni della diligenza”. Tutto inutile. Il lucchetto è rimasto al suo posto e ora non è più possibile accedere a un immobile, costruito nel lontano 1870 proprio per favorire il movimento delle persone e delle merci e lo sviluppo organico ed economico di tutto il territorio che vi faceva riferimento. La nuova imposizione è stata oggetto di un incontro urgente promosso dall’Unione dei Comuni del Meilogu che ha dibattuto a lungo sulla vicenda e ha espresso, all’unanimità, un ordine del giorno conclusivo nel quale viene chiesta la riapertura al pubblico della stazione e la convocazione urgente di un tavolo d’incontro, con la presenza di tutti rappresentanti dei Comuni e quelli delle istituzioni di controparte interessate, per cercare una soluzione alternativa che consenta di conservare e migliorare un servizio ritenuto importante per tutto il territorio. Nella discussione sono intervenuti tutti i sindaci che hanno espresso chiaramente, e con forza, il proprio disappunto e l’amarezza per l’ennesimo tentativo d’impoverire un territorio che, come tanti altri del centro Sardegna, attende ben altre iniziative e interventi per recuperare quegli spazi di sopravvivenza e di difesa della propria base identitaria che dovrebbero essere garantiti, non eliminati. «Siamo stanchi di chinare il capo e subire costantemente gli effetti di una politica che oseremmo definire di natura “machiavellica” - hanno osservato i sindaci -. Da un lato si addolciscono i discorsi con il paravento di una politica mirata alla difesa delle zone interne e la promessa d’interventi mirati, finora non noti, per arginare il costante calo demografico, mentre, quasi in contemporanea, con un’operazione chirurgica, si taglia, o si riducono, pian piano, i servizi primari ed essenziali. A questo punto è normale pensare al conseguente tentativo di un’inevitabile fuga dei nostri concittadini verso i centri più grossi, ormai difficilmente raggiungibili con i normali mezzi pubblici, dove potrebbero avere la disponibilità di formarsi culturalmente e costruire una rampa di lancio per il proprio avvenire». La vertenza per la riapertura della stazione potrebbe rappresentare un punto di partenza della battaglia per la reale salvaguardia di tutto il territorio «che - come ha osservato il presidente Salvatore Masia -, sarà irta di ostacoli ma che bisogna affrontare insieme con la necessaria fermezza e decisione».

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