La Nuova Sardegna

Sassari

A rischio il progetto della chimica verde

di Pinuccio Saba
A rischio il progetto della chimica verde

Eni vuole cedere Versalis, il sindacato risponde con due ore di sciopero e un’assemblea generale per il 28 novembre

08 novembre 2015
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SASSARI. Eni non ha ancora deciso ma le organizzazioni sindacali lanciano l’allarme: se Versalis verrà ceduta, il futuro della chimica verde è quantomeno incerto. Per questa ragione per il 28 novembre sono state proclamate due ore di sciopero, e a Roma si terrà un’assemblea di tutti i rappresentanti sindacali di categoria, da quelli nazionali a quelli territoriali, e delle Rsu degli stabilimenti di Porto Torres, Porto Marghera e Gela. Con loro i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo.

L’ultima parola spetta al governo, azionista di maggioranza di Eni, ma l’amministratore delegato Claudio Descalzi è stato chiaro: Eni intende cedere Versalis e puntare su altre lavorazioni. Che, tradotto, significa concentrare tutti gli sforzi sulla ricerca, estrazione e commercializzazione del petrolio-gas. Una politica che, secondo i segretari nazionali dei lavoratori della chimica ma anche dei segretari territoriali, porterà alla cancellazione del progetto della chimica verde. «Difficilmente un privato, o comunque un altro attore che non sia una multinazionale, farà ricerca – conferma Massimiliano Muretti, segretario della Filctem-Cgil di Sassari – e la ricerca è uno dei pilastri del progetto di Matrìca. Avevamo denunciato più di un anno fa il timore che Eni volesse abbandonare tutte le produzioni e il segnale era stata la rinuncia alla costruzione della centrale elettrica a biomasse. Ma non ci ha ascoltato nessuno. Inoltre, proprio lo scorso anno, agli incontri sul progetto della chimica verde non si presentava più alcun rappresentante di Eni-Versalis, ma solo l’amministratore di Matrìca, Katia Bastioli. Segno che Eni, con la quale abbiamo sottoscritto l’accordo di programma nel 2011, evitava il confronto con le organizzazioni sindacali. E il tutto, ripeto, nel totale disinteresse della politica».

«I nostri politici, a partire dal presidente della giunta regionale Francesco Pigliaru, negli incontri con Claudio Descalzi hanno mostrato più interesse per le bonifiche che per il progetto della chimica verde – aggiunge Giovanni Tavera, segretario della Uiltec-Uil – dimenticandosi che si tratta di due aspetti dello stesso progetto. Un atteggiamento scellerato che porterà alla cancellazione dei progetti di sviluppo della chimica verde. Forse sarà possibile mantenere l’esistente, ma dobbiamo scordarci la creazione delle filiere a monte e a valle delle produzioni di Porto Torres. Che Eni volesse abbandonare la chimica non era certo un mistero. I segnali erano stati inequivocabili, segnali che la politica non ha saputo o voluto cogliere».

La soluzione ipotizzata da Descalzi, e cioé che Versalis venga rilevata da un fondo di investimenti statunitense non rassicura di certo i sindacati. «Non sappiano nulla di questo fondo – spiega Luca Velluto, segretario della Femca-Cisl – e non è detto che i nuovi investitori vogliano portare avanti il progetto di Matrìca. Visti i precedenti non vorremmo andare incontro a una nuova Vinyls».

Organizzazioni sindacali preoccupate per il futuro del polo industriale di Porto Torres e che denunciano il disinteresse o gli errori della classe politica regionale e dei rappresentanti della Sardegna in parlamento. «Hanno preso per oro colato quello che gli diceva Descalzi – insiste Tavera – ma non hanno dato ascolto alle nostre parole. E anche ora credono che la soluzione ipotizzata dall’Eni sia in grado di salvare il progetto della chimica verde». Spetta quindi alla Regione, sostengono Muretti, Tavera e Velluto, avviare il dialogo con il governo. «Dobbiamo portare il tavolo del confronto a livello della presidente del consiglio dei ministri – aggiunge Muretti – perché è l’unica possibilità che ci resta per salvare il progetto della chimica verde». «L’alternativa è la desertificazione del polo industriale di Porto Torres», è la conclusione di Luca Velluto.

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