La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, coppia vuole farsi ibernare e firma contratto con società Usa: «Rivivremo tra 200 anni»

Nadia Cossu
La fisioterapista sassrese Rita Poddighe e il marito, l'infermiere Daniele Chirico
La fisioterapista sassrese Rita Poddighe e il marito, l'infermiere Daniele Chirico

La fisioterapista Rita Poddighe e l'infermiere Daniele Chirico hanno pagato 60mila euro per farsi congelare dopo la morte con l'obiettivo di risvegliarsi: «Magari su Marte...». Fanno parte di un piccolo esercito di speranzosi in tutto il mondo. Lei sarà la prima donna ibernata in Italia

26 agosto 2015
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SASSARI. A 39 anni non pensa al giorno in cui morirà e naturalmente spera, come tutti, che arrivi il più tardi possibile. Ma la sua è un’attesa serena perché quando succederà, il suo corpo andrà in una sorta di “coma crionico”, dormirà per lungo tempo in attesa del risveglio che – «scienza permettendo» – potrebbe avvenire tra cento, duecento o trecento anni.

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«Svegliarmi sarà bellissimo, vorrò subito conoscere i miei discendenti e mi auguro che per allora qualcuno abbia pensato ad accorciare le distanze così da poter raggiungere luoghi e persone a me care in breve tempo». Rita Poddighe, fisioterapista sassarese, è la prima donna in Italia ad aver stipulato un contratto di ibernazione con il Cryonics Institute del Michigan, gestito da un’organizzazione no profit che nel centro statunitense accoglie le persone che da vive hanno sottoscritto un documento per chiedere che il proprio corpo venisse criopreservato, con la speranza di ripristinare in futuro le funzioni vitali.

«So bene che per molti sono discorsi da fantascienza – dice Rita, due occhi luminosi e il sorriso perennemente sulle labbra – e infatti ci deve essere una forte motivazione di base per fare una scelta simile. Qual è la mia? Il grande amore per la vita, il tempo non mi basta mai e ho bisogno di sapere che ne avrò dell’altro».

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La sua famiglia vive a Sassari, lei invece si è trasferita per lavoro a Roma e si è convinta che val la pena conservare il proprio corpo a 196 gradi sotto zero dopo aver conosciuto il suo attuale marito Daniele Chirico, infermiere professionale, prossimo alla laurea in Medicina.

«A un certo punto – spiega proprio lui – mi son detto: ho aspettato tutta la vita per morire e allora perché non dovrei aspettare tutta la morte per poter rivivere?».

La scelta dell’immortalità. Tutto è partito da una ricerca interiore, «quella che porta gli uomini e le donne – spiega la coppia – a fare un percorso di crescita e comprensione di se stessi». E casualmente, navigando qua e là su Internet, ecco le prime notizie sulla possibilità, già conosciuta e consolidata negli Stati Uniti, di ibernarsi. Tecnicamente, cioè, di congelare in azoto liquido il proprio corpo all’interno di apposite cisterne verticali in attesa che i progressi scientifici consentano – tra tot anni – di ritornare in vita.

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Hanno quindi cominciato a documentarsi in maniera più approfondita, hanno conosciuto un italiano che già aveva stipulato il contratto, hanno accertato «l’estrema trasparenza che l’organizzazione no profit adotta nella gestione del centro» e nel 2012 si sono decisi: hanno pagato 60mila euro per un investimento sull’immortalità.

«Perché per me – la pensa così l’infermiere romano – la vita è qualcosa di più che un viaggio dalla sala parto all’obitorio». Credere in una seconda opportunità ha un valore notevole: «La mia non è una speranza – aggiunge Rita – è proprio una certezza. Io credo nella ricerca e se pensiamo che decine di anni fa si moriva di diabete o di Aids perché non credere allora che tra cento o duecento anni le nostre funzioni vitali verranno ripristinate grazie alle scoperte scientifiche? Al limite spero che le informazioni in possesso del mio cervello si conservino».

Gli esperimenti. Ci pensa il marito Daniele a supportare quella “speranza” con dati scientifici: «Sono stati fatti degli esperimenti di crioconservazione sui vermi e si è stabilito che le capacità di memoria sono rimaste inalterate. Ad esempio ricordavano perfettamente la strada per raggiungere il cibo». Un dato che contribuisce ad alimentare la già forte convinzione: «Cosa ho da perdere? – dice Daniele Chirico – Ho fatto questo ragionamento tempo fa: se l’ibernazione funziona ho l’opportunità di rivivere, se non funziona morto ero e morto rimango. Di sicuro, però, non mi consumerò dentro un loculo».

Aggiunge Rita: «Non c’è nulla di perverso e di scandaloso in questa scelta. Non si tratta di un modo di esorcizzare la morte, tantomeno di un atto di irriverenza nei confronti delle religioni. E neppure mi spaventa l’idea che quando mi sveglierò il mondo sarà diverso. Anzi, mi entusiasma moltissimo».

Quanto costa ibernarsi? Un’opportunità per pochi eletti? «Per nulla – puntualizzano i due coniugi – Le tariffe variano dai 28mila ai 150mila euro a seconda del centro di riferimento. Ce ne sono tre in tutto il mondo, il Cryonics Institute nel Michigan, la Alcor in Arizona e la Kriorus in Russia. Si tratta spesso di cifre che si racimolano con la stipula di assicurazioni sulla vita». Loro hanno speso 30mila euro a testa.

La situazione in Italia. Inghilterra e Germania sembrano sulla buona strada. L’Italia un po’ meno. Le associazioni esistono un po’ ovunque ma Daniele e Rita sperano che si facciano ben presto passi più concreti: «Siamo alla ricerca di un imprenditore che sia interessato a finanziare la costruzione del primo centro di ibernazione in Italia. Attraverso il nostro blog www.ibernazione.blogspot.it raccontiamo la nostra esperienza e ci sono i contatti di riferimento».

I numeri. Duemila persone hanno già firmato il loro contratto e aspettano di essere ibernate quando il cuore non batterà più. Mentre sono 200 i corpi già collocati negli appositi silos.

Le aspettative. Dove vivere dopo il risveglio? «Impossibile ipotizzarlo. Forse molti di noi non saranno nemmeno più sulla Terra. Avranno colonizzato Marte, chi può saperlo?». Come dire: qualsiasi posto andrà bene. E nemmeno l’età fa paura: «Se dovessi morire a 90 anni e quindi risvegliarmi vecchia – dice Rita – andrà bene comunque. Io con gli anziani ci lavoro, sapeste quante risorse e quante energie hanno ancora da sfruttare...».

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