La Nuova Sardegna

Sassari

Tetraplegico dopo il parto, a processo il ginecologo

di Nadia Cossu
Tetraplegico dopo il parto, a processo il ginecologo

Per il pm il ritardo del cesareo determinò la paralisi del bimbo che oggi ha 3 anni Il gup ha rinviato a giudizio lo specialista anche per omissione d’atti d’ufficio

31 luglio 2015
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SASSARI. Il gup Antonello Spano ha deciso che sarà un processo a stabilire se il ginecologo Pierpaolo Chiappe è responsabile o meno della tetraparesi di cui soffre, fin dalla nascita, un bambino di tre anni. Lo specialista è stato rinviato a giudizio per lesioni colpose e omissione d’atti d’ufficio.

«A causa del ritardo con il quale si dava corso al taglio cesareo, l’imputato cagionava al neonato lesioni gravissime consistite in una malattia certamente o probabilmente insanabile consistente in un danno neurologico irreversibile per l’assenza prolungata di ossigeno. In particolare una paralisi cerebrale infantile tipo tetraparesi mista conseguente all’encefalopatia anossica insorta acutamente nel periparto». È quanto scrive il sostituto procuratore Giovanni Porcheddu nella richiesta di rinvio a giudizio di Chiappe, medico specialista in ostetricia e ginecologia alle cliniche universitarie di Sassari. Secondo il pm l’imputato non avrebbe monitorato con l’apposito strumento cardiotocografico applicato alla futura mamma «i parametri di benessere fetale del nascituro nell’orario compreso tra le 23.55 del 2 e le 00.15 del 3 maggio. E avrebbe comunque effettuato – aggiunge ancora Porcheddu – dei tentativi di manovre ostetriche da ritenersi incongrue (...) La sofferenza fetale suggeriva piuttosto di dare corso con urgenza al taglio cesareo».

I genitori del bambino, che quasi tre mesi fa ha compiuto tre anni, fin dal primo momento si sono rivolti agli avvocati Lisa Udassi e Marco Manca che li tutelano in questa vicenda giudiziaria.

Il gup Antonello Spano due giorni fa ha deciso che il medico sassarese di 46 anni dovrà affrontare un processo (già fissato per il primo dicembre) e in quell’occasione dovrà spiegare al collegio presieduto da Marina Capitta cosa accadde la notte tra il 2 e il 3 maggio del 2012. Il ginecologo deve rispondere del reato di lesioni colpose ma anche di omissione d’atti d’ufficio «perché ometteva indebitamente – scrive ancora il pubblico ministero – di annotare nella cartella clinica della paziente che nell’orario compreso tra le 23.55 del 2 e le 00.15 del 3 maggio erano state praticate delle manovre ostetriche (cosiddetta manovra di Kristeller e applicazione di ventosa), annotazione che doveva essere compiuta senza ritardo per ragioni di sanità. Con l’aggravante di aver commesso il fatto allo scopo di occultare il delitto di lesioni colpose e assicurarsi così l’impunità per il reato commesso».

Lo specialista, assistito dall’avvocato Sebastiano Chironi, si è sempre detto sicuro di aver rispettato i protocolli medici e di aver costantemente monitorato i parametri di benessere fetale del bambino e si è dichiarato pronto a dimostrarlo anche in un’aula di tribunale. Il processo comincerà il prossimo primo dicembre davanti a un collegio di giudici.

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