La Nuova Sardegna

Sassari

Rifiuti radioattivi, sigillata area Syndial

di Gianni Bazzoni
Rifiuti radioattivi, sigillata area Syndial

I carabinieri hanno messo sotto sequestro il deposito delle palte fosfatiche abbandonato dal 1990 e inserito nelle bonifiche

01 luglio 2015
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SASSARI. Il quadro che è emerso dalle indagini è allarmante: nel settore C dell’ex stabilimento Petrolchimico Syndial di Porto Torres c’è un’area di circa quattro ettari dove sono stoccate le palte fosfatiche e dove esiste una concentrazione di radionuclidi naturali superiore al fondo naturale per quanto riguarda l’Uranio 238 e 235 e il Torio 232. Ieri mattina quella porzione di terreno contaminata è stata messa sotto sequestro dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Sassari che hanno eseguito una «misura cautelare reale» emessa dal giudice delle indagini preliminari Antonello Spanu su richiesta del sostituto procuratore Mario Leo. L’inchiesta - seguita direttamente dal procuratore capo reggente Paolo Piras - è in piena evoluzione. Il provvedimento è stato notificato al Program Manager della Syndial-Eni Gianluca D’Aquila. I reati ipotizzati, al momento, sono: disastro ambientale, imbrattamento del suolo e gestione di discarica non autorizzata con pericolo accertato per la pubblica incolumità.

L’indagine. L’attività investigativa dei carabinieri del Noe, guidati dal maggiore Umberto Rivetti, è partita qualche mese fa dopo un controllo degli agenti del Corpo forestale e di vigilanza ambientale. La Procura ha disposto un approfondimento che si è concluso con il rapporto dettagliato di una situazione molto preoccupante e una serie di rischi ipotizzati per l’incolumità pubblica.

Cosa sono. Le palte fosfatiche sono residui di lavorazione delle fosforiti derivanti dalla produzione di acido solforico (scorie fosforose e scarti del fosforo). Nell’area adibita a discarica non autorizzata sono stati accumulati dal 1973 e fino al 1990 rifiuti speciali pericolosi, riversati sul terreno e dentro le vasche di decantazione.

Abbandono. I carabinieri dell’ambiente hanno accertato - durante le indagini - che il deposito dei rifiuti è in completo stato di abbandono, l’area è solo parzialmente delimitata e la segnaletica è insufficiente. Le palte fosfatiche, inoltre, sarebbero stoccate insieme a rifiuti di varia natura, in cumuli a cielo aperto o dentro vecchi sacchi “big bugs”. La Procura ha anche nominato un consulente tecnico che - a più riprese - ha svolto il proprio lavoro insieme ai carabinieri del Noe.

Bonifiche. L’area delle palte fosfatiche messa sotto sequestro su ordine della magistratura, sassarese rientra tra quelle che la Syndial Attività diversificate ha inserito nei programmi per le bonifiche del territorio. A partire dal 2010 - dopo l’approvazione dell’analisi di rischio presentata al ministero dell’Ambiente - è stato attivato «un percorso di condivisione con il Governo e gli Enti locali» che però ha accumulato gravi ritardi.

Progetto Nuraghe. Dopo una serie di progetti presentati e mai giunti all’approvazione finale, nel 2012 la Syndial ha avviato il progetto Nuraghe. É stata bandita una gara internazionale con i 24 player più significativi e nel settembre 2014 l’appalto è stato assegnato al raggruppamento temporaneo di imprese che vede capofila la Astaldi (tra le sarde c’è la Domus di Sassari che si occupa di progettazione ambientale).

Gli interventi. Per le palte fosfatiche, Syndial aveva indicato l’avvio dei lavori entro la fine dell’anno «con un apposito modulo di raccolta, previa inertizzazione». Per il lavaggio dei suoli, i tempi sono stati previsti in circa 4 anni. E il riposizionamento è previsto solo una volta raggiunta la conformità, in contraddtorio cong li enti competenti.

Il procuratore. Paolo Piras, procuratore capo reggente, è un esperto di questioni ambientali. Anche di recente ha ribadito il proprio impegno nel seguire le vicende del Sito di interesse nazionale di Porto Torres «affinchè venga data piena attuazione alle bonifiche». In questo senso, il provvedimento di sequestro prevede che Syndial può dare attuazione al progetto Nuraghe, «previa richiesta di rimozione dei sigilli».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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