La Nuova Sardegna

Sassari

Deposito Esso, avviata la demolizione dei serbatoi

di Gavino Masia

In corso le operazioni di bonifica dello stabilimento costiero nell’area industriale Dal 1963 è stato uno dei poli di approvvigionamento per distributori di carburanti

01 luglio 2015
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PORTO TORRES. Macchine demolitrici in azione da alcuni giorni nell’ex deposito di carburanti della Esso, dove si sta provvedendo alla bonifica e demolizione dei serbatoi e di altre strutture fatiscenti presenti nell’area dello stabilimento ubicato appena dopo la rotatoria della Marinella. Dal 1963 fino al 1999, anno della sua chiusura, è stato uno dei poli di approvvigionamento per i distributori di carburante per autoveicoli del territorio, servendo oltre metà dell'isola. Nel suo interno venivano stoccati - in 10 serbatoi - prodotti petroliferi come gasolio, olio combustibile, benzina per autovetture, benzina per elicotteri, jet fuel per gli aerei di linea. Dalla sua chiusura sono iniziati invece i primi interventi di messa in sicurezza di emergenza delle acque di falda, che stanno proseguendo sino ad oggi. Nel corso dell'anno, con un investimento di circa 1 milione 500mila euro, sono stati affidati ad una impresa sarda i lavori di demolizione sia dei serbatoi sia dei muri di contenimento.

Il progetto prevede, tra le altre cose, anche la demolizione dei magazzini e degli uffici e l’asportazione di alcuni serbatoi interrati utilizzati per servizi interni. Sino alla sua chiusura il deposito aveva 6 dipendenti diretti, e circa una quarantina tra di personale dell'indotto tra autisti e operai specializzati. La bonifica permetterà un impatto ambientale decisamente positivo, oltre a rendere fruibile l’area per altre iniziative industriali. Un esempio virtuoso che purtroppo non è seguito dai proprietari degli altri fabbricati fatiscenti presenti lungo la strada che porta alla portineria mare dell’ex petrolchimico, che fanno brutta mostra per i turisti che sbarcano dalle navi che provengono da Barcellona e Civitavecchia durante i mesi estivi.

Oltre al danno di immagine, inoltre, c’è la beffa per l’amministrazione comunale di dover spendere denari del bilancio per mettere in sicurezza le aree. E’ accaduto nei mesi scorsi con i lavori di messa in sicurezza dell’ex cementificio della zona industriale, area di proprietà della “Mediterranea 96”, che riguardavano cernita, raccolta, condizionamento, etichettatura, trasporto e invio ad impianto di recupero e smaltimento di alcune tipologie di rifiuti pericolosi. L’intervento è costato oltre 40mila euro al Comune, per far fronte ad un’azione di bonifica parziale del sito a causa dell’inadempienza dei soggetti titolari dell’area in questione. Serve un’azione politica forte verso il ministero dell’Ambiente, insomma, che porti alla confisca di tutte quelle aree abbandonate a se stesse che determinano un pericolo costante per la pubblica incolumità.

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