La Nuova Sardegna

Sassari

Un nuovo modello per le cure primarie

Un nuovo modello per le cure primarie

Si è svolto a San Camillo il Tavolo regionale: gli anziani al centro dell’assistenza sanitaria di base

17 giugno 2015
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SASSARI. Si è riunito nei giorni scorsi il Tavolo regionale per le cure primarie istituito dall’Assessorato regionale alla Sanità con l’obiettivo di individuare un nuovo modello Sardegna per l’assistenza sanitaria di base.

L’evento, ospitato nella sala convegni del presidio San Camillo, ha visto il primo confronto con i medici di medicina generale della Asl di Sassari. Oltre al commissario straordinario Agostino Sussarellu, erano presenti i direttori sanitario e amministrativo della Asl 1 Serenella Zedda e Andrea Marras, il direttore del distretto di Sassari Nicolino Licheri e il direttore generale della Sanità Giuseppe Sechi.

Le cure primarie sono riconosciute come il livello di riferimento più prossimo ai cittadini e quindi al territorio. Così come altre regioni italiane anche la Sardegna intende riorganizzare la medicina del territorio e soprattutto la medicina generale di famiglia proponendo un nuovo strumento d’azione per meglio curare i pazienti cronici. In Sardegna, infatti, il 78% delle patologie sono di questo genere.

La chiave di volta si chiama medicina d’iniziativa ed esprime chiaramente il grande passo avanti che i medici di base sardi, i pediatri, ai medici di continuità assistenziale, insieme ad altri professionisti dovranno fare nei prossimi anni in alternativa al vecchio sistema della cosiddetta medicina d’attesa, con gli ambulatori quotidianamente affollati.

«Abbiamo bisogno di cambiare modo di fare le cure» ha spiegato Pino Frau, coordinatore del Tavolo regionale. «Oggi la nostra società è profondamente diversa. Sono gli anziani i nostri più assidui pazienti e a loro è dedicato il progetto regionale».

Il modello che si intende proporre, costruendolo insieme con i territori, è quello che mira ad affrontare le criticità e le patologie più frequenti nel malato anziano indirizzando l’utente verso nuovi percorsi diagnostico-terapeutici ed assistenziali ( PDTA) in grado di rispondere a specifici bisogni di salute. L’esempio più comune è quello che fa riferimento alla patologia del diabete.

«Un’equipe multidisciplinare attuando i protocolli del PDTA riesce a completare la presa in carico del paziente direttamente a casa sua» spiega ancora Pino Frau, «con poche presenze negli ambulatori medici». Si tratta in sostanza di una nuova cultura dove il medico non aspetta che l’utente si rechi in ambulatorio, ma lo raggiunge proponendo un percorso di cura e ricercando la sua collaborazione.

La Asl di Sassari ha elaborato 12 percorsi diagnostico-terapeutici ed assistenziali in fase di adozione che costituiscono la base del nuovo modello proposto dal Tavolo delle cure primarie.

Il Tavolo ha ascoltato e raccolto le criticità manifestate dai medici di medicina generale presenti e ha rinviato la definizione della proposta per il territorio ad un incontro a settembre.

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