La Nuova Sardegna

Sassari

L’ostaggio in aula, il supertestimone no

di Gianni Bazzoni
L’ostaggio in aula, il supertestimone no

Per la prima volta due imputati in corte d’assise con ex rapito in vita. Rigettata la richiesta di audizione per Carlo Cocco

13 dicembre 2014
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SASSARI. Il supertestimone Carlo Cocco non comparirà nell’aula della corte d’assise dove ieri mattina ha cominciato a muovere i primi passi il processo-bis sul sequestro dell’allevatore di Bonorva Titti Pinna. La richiesta degli avvocati Salvatore Asole e Gian Marco Mura - difensori dei due imputati Giovanni Maria »Mimmiu» Manca e Antonio Faedda -, alla quale si era opposto il pubblico ministero, il procuratore aggiunto della Dda Gilberto Ganassi - è stata respinta dalla corte presieduta dal giudice Pietro Fanile (a latere Teresa Castagna) dopo una breve camera di consiglio.

Carlo Cocco è ritenuto il testimone chiave del secondo filone dell’inchiesta sul rapimento di Titti Pinna (anche se ieri si è capito che è già in fase avanzata una inchiesta-ter nella quale, per esempio, risulta indagato Giovanni Sanna «Fracassu», fratello di Francesca Sanna, la donna della banda che sarà processata con il rito abbreviato il prossimo 27 gennaio in tribunale a Cagliari. Gli avvocati Asole e Mura hanno contestato le modalità con le quali si è svolto l’incidente probatorio di Carlo Cocco, ipotizzando la violazione dei diritti della difesa e per questo chiesto l’audizione del teste nella fase dibattimentale. La richiesta non è stata accolta dalla corte. Invece torneranno in aula, quando sarà il momento, sia Titti Pinna che alcuni familiari - come il padre Luigi, la sorella Maria e lo zio Angelino Sanna -; il pubblico ministero Gilberto Ganassi ha sostenuto che le persone offese sono già state ampiamente sentite nel primo dibattimento (nel quale è stato condannato a 30 anni Salvatore Atzas) e che non esistono indicazioni specifiche sul perché debbano essere nuovamente ascoltati e costretti a rivivere un dolore mai sopito. I difensori degli imputati, invece, hanno ribadito la necessità di ascoltare l’ex ostaggio e i familiari indicati nella lista dei testimoni, nel rispetto del loro dolore e nella consapevolezza che «anche i familiari di Manca e Faedda stanno attraversando un momento drammatico dal momento dell’arresto dei loro cari».

Le schermaglie preliminari sono proseguite su questioni prettamente tecniche, e il pubblico ministero Gilberto Ganassi ha annunciato la produzione di controprove su più fronti, a partire da una serie di persone (sentite anche nella giornata di giovedì) che avrebbero confermato che Antonio Faedda il pomeriggio del 19 settembre 2006 - quando venne sequestrato Titti Pinna - non era nell’azienda di Bonorva come avrebbe dichiarato.

Giovanni Maria «Mimmiu» Manca e Antonio Faedda sono stati arrestati nel corso di una operazione congiunta delle squadre mobili di Sassari, Oristano e Cagliari e dei carabinieri del Ros scattata il 19 novembre del 2013. Sono accusati di avere fatto parte del gruppo di prelievo che sette anni prima ha sequestrato l’allevatore di Bonorva nella sua azienda di Monte Frusciu, e anche di avere trasportato l’ostaggio fino all’ovile di “Lochele” di Salvatore Atzas, da dove poi era avvenuto il trasferimento alla prigione costruita con le balle di fieno a “Su Padru”. E da dove, dopo otto mesi di crudele prigionia, Titti Pinna era riuscito a scappare.

Dopo la cattura dei carcerieri (Atzas e Barranca), la Dda ha proseguito l’inchiesta per individuare gli altri componenti della banda, con la convinzione che anche dopo il blitz di un anno fa, altri banditi restano in libertà. E per questo c’è curiosità anche sugli sviluppi dell’inchiesta-ter che affianca la celebrazione del processo-bis. Tra le note interessanti, c’è il fatto che Manca e Faedda sono i primi imputati accusati di sequestro di persona a scopo di estorsione (con ostaggio in vita) a essere processati davanti a un collegio della corte d’assise, in applicazione delle nuove disposizioni per i reati di grave allarme sociale. Ieri mattina gli avvocati Asole e Mura hanno chiesto per gli imputati l’attenuazione della misura cautelare in carcere dopo 13 mesi di detenzione, sostenendo che sarebbero venute meno le esigenze (pericolo di fuga e inquinamento delle prove). La richiesta era già stata rigettata dal gup di Cagliari Giovanni Massidda l’11 aprile 2014. Il pm si è riservato il parere, anche la corte si è presa tempo per valutare e decidere. Prossima udienza il 15 gennaio.

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