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Non voleva uccidere, otto anni a Gavina Orrù

Nadia Cossu
Non voleva uccidere, otto anni a Gavina Orrù

Condannata per omicidio preterintenzionale la donna accusata di aver ammazzato il marito. Il pm aveva chiesto 16 anni

29 novembre 2014
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SASSARI. Quando il 17 luglio del 2013 Marina Gavina Orrù colpì con un coltello il marito Mario Loi nella loro casa di via Caniga, non aveva l’intenzione di ucciderlo. Usò il coltello per ferirlo ma non voleva che lui morisse. Sono “sottigliezze” del diritto penale che, in termini di esito del processo e quindi di condanna finale, fanno una grande differenza.

Dopo cinque ore di camera di consiglio i giudici della corte d’assise di Sassari hanno pronunciato la sentenza: otto anni e otto mesi di reclusione per la donna di 49 anni imputata di omicidio, con le attenuanti generiche equivalenti e lo sconto di un terzo della pena per via del rito abbreviato. Il pubblico ministero Carlo Scalas, ritenendo che invece la Orrù avesse ammazzato volontariamente il marito in preda a un raptus di gelosia, aveva chiesto per lei sedici anni di reclusione. I giudici ieri hanno anche condannato l’imputata al pagamento di una provvisionale di 50mila euro a testa per due dei tre figli della coppia (la più grande si è costituita parte civile contro la mamma) e di 40mila euro ciascuno per la sorella e il padre della vittima.

Alla lettura della sentenza non ci sono reazioni in aula: le due famiglie – quella di Marina Gavina Orrù e quella della vittima – sono divise. Nessuno commenta, parlano con i rispettivi avvocati e poi lasciano il palazzo di giustizia di via Roma. Ognuno per la sua strada.

Si è chiusa ieri pomeriggio alle 15.30 la prima tappa processuale di un caso di omicidio che è andato avanti per mesi a colpi di consulenze e opinioni più o meno contrastanti. Da una parte la tesi dell’accusa: la Orrù ha ucciso il marito perché era gelosa di lui, lo hanno confermato anche sua figlia e suo genero. Litigavano spesso e quel giorno la donna voleva controllare il cellulare del marito per vedere chi lo chiamava e gli mandava messaggi. Lui voleva proibirglielo e lei lo ha accoltellato durante una lite. E anche se poi ha cercato di rianimarlo e soccorrerlo resta comunque il dolo iniziale. Pesante come un macigno tanto da far orientare la Procura verso una richiesta di condanna per omicidio volontario. Versione condivisa anche dagli avvocati di parte civile Giorgio Murino e Bastianino Ventura. Mentre la collega Maria Laura Vargiu, che tutelava gli interessi di un altro figlio della coppia, ha ritirato la sua costituzione di parte civile proprio su decisione del ragazzo che, appena diventato maggiorenne, ha scelto di sostenere la mamma.

Dall’altra parte la tesi opposta degli avvocati della difesa Agostinangelo Marras e Letizia Doppiu Anfossi: è stato un incidente. Marina Gavina Orrù aveva quel coltello in mano perché doveva tagliare l’anguria proprio per il marito appena rincasato. A lui è caduto il cellulare per terra, lei si è inchinata per raccoglierlo, l’uomo è inciampato ed è finito sopra sua moglie nel tentativo di prenderle il telefonino dalle mani. Il coltello lo ha però ferito a morte. La corte d’assise aveva chiesto al consulente Vindice Mingioni di valutare la compatibilità delle dichiarazioni dell'imputata con gli accertamenti medico legali. Mingioni era stato chiaro: «Dal punto di vista tecnico non ci sono elementi lesionali in grado di supportare una dinamica piuttosto che un'altra. Manca però la coltellata, l'aver impresso energia alla lama». E aveva concluso: «Escludere però con certezza un’ipotesi o confermarne un’altra con altrettanta precisione non è possibile».

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