La Nuova Sardegna

Sassari

Geoenergy rinuncia alle trivellazioni

di Mauro Tedde
Geoenergy rinuncia alle trivellazioni

Il progetto Martis per la ricerca di risorse energetiche in Anglona e Gallura era stato respinto dai Comuni interessati

20 novembre 2014
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MARTIS. La Geoenergy rinuncia alle trivellazioni in Anglona e in Gallura. La società di Cascina (Pi) che aveva fatto istanza alla Regione Sardegna per ottenere il permesso di eseguire una ricerca di risorse geotermiche in un vasto territorio dell’Anglona e della Gallura, mediante due distinti progetti denominati “Martis” e “Sedini”, con una comunicazione molto sommaria ha infatti comunicato alla Regione di rinunciare alle istanze. La cosa da un lato ha fatto tirare un sospiro di sollievo agli amministratori dei Comuni del territorio, molti dei quali avevano espresso con delibere dei loro consigli comunali un netto no al progetto, dall’altro ha anche destato un certo stupore, visto che la battaglia che avevano intrapreso contro un avversario forte e potente si pensava fosse ancora alle battute iniziali. Anzi si aveva già la sensazione di andare incontro ad una lotta impari, da Davide contro Golia. E invece, all’improvviso, il presunto “nemico” pare abbia abbandonato il campo di battaglia e issato la bandiera bianca. «Qualcosa non quadra» commentano alcuni amministratori.

Il progetto. Il progetto di ricerca di risorse geotermiche proposto dalla Geoenergy srl e denominato “Martis” comprende i territori comunali di Nulvi, Laerru, Perfugas, Martis, Erula, Chiaramonti, Ozieri, Ploaghe, Tula Tempio Pausania e Bortigiadas. Il Comune di Martis, guidato dal sindaco Tiziano Lasia che si dice soddisfatto per aver contribuito a respingere le trivelle, era stato il primo a dire nettamente no alle trivellazioni. Altrettanto aveva fatto il Comune di Chiaramonti e altri si apprestavano a passare in consiglio la delibera. L’assessorato regionale all’Industria aveva infatti chiesto ai Comuni interessati di esprimersi in merito all’intesa con la Geoenergy srl che aveva presentato le istanze per poter effettuare le trivelazioni il 25 ottobre 2010.

La bocciatura. Il consiglio comunale di Martis aveva bocciato l’iniziativa perché «nel suo complesso mostra lampanti e gravose lacune. Innanzitutto per la totale assenza di una approfondita analisi costi-benefici per il territorio ma anche per la mancanza di una adeguata valutazione delle conseguenze sulla salute pubblica, per una inadeguata analisi dell’impatto sull’ambiente derivante dall’utilizzo dei cosiddetti fanghi/liquidi di perforazione, altamente inquinanti, per una scadente analisi dell’impatto sul sistema idrogeologico del territorio, un totale difetto d’analisi delle ricadute del geotermico sui sistemi produttivi locali (agricoltura e zootecnia) e per una scarsa valutazione dell’impatto del progetto sul capillare sistema di beni a valenza storica, archeologica e identitaria presenti nel territorio”.

I dubbi. Insomma il progetto non è piaciuto perché non risulta rispondere ai criteri di sostenibilità sui piani sanitario, ambientale, culturale, economico e paesaggistico e i Comuni avevano richiesto alla Regione di «prodigarsi nella definizione di un Piano Energetico Regionale che, tenendo conto delle risorse della nostra terra, delle tecnologie esistenti e delle imprescindibili variabili ambientali e sanitarie, assicuri la migliore soluzione possibile al popolo sardo». Una battaglia insomma sarebbe già vinta senza molti sforzi ma sono in molti a pensare che la guerra non finisca così. Il decreto SalvaItalia del governo Renzi infatti modifica molte regole in questo settore per cui non si può escludere in futuro una nuova e più “corazzata” incursione delle trivelle.

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