La Nuova Sardegna

Sassari

Pool di ricercatori per salvare i mosaici dai microrganismi

di Emanuele Fancellu
Pool di ricercatori per salvare i mosaici dai microrganismi

Alleanza fra Università, Cnr e Centro di restauro di Li Punti I nemici da battere sono muffe, alghe e funghi infestanti

16 novembre 2014
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PORTO TORRES. Una collaborazione tra università di Sassari, Cnr, Centro di Restauro e Conservazione dei Beni Culturali di Li Punti e Soprintendenza ai beni archeologici di Sassari e Nuoro per preservare al meglio lo straordinario patrimonio archeologico eredità della Colonia Iulia Turris Libisonis. L'obbiettivo è individuare e monitorare l'attività degli agenti che causano il deterioramento dei manufatti - pigmenti, affreschi, pitture rupestri sono facilmente attaccabili da microrganismi autotrofi come molti batteri e alghe, quasi sempre affiancati da funghi - proponendo azioni volte a prevenirne o ridurne l'impatto, fornendo un ausilio indispensabile alla pianificazione di interventi di manutenzione e restauro.

Coinvolto nelle operazioni, un manipolo di professionisti quali Quirico Migheli, Virgilio Balmas, Barbara Scherm e Maria Grazia Farbo del “Laboratorio biodeteriogeni” dell'Università di Sassari, Centro Interuniversitario di Ricerca sulle Tecnologie per i Beni Culturali (Cirtebec); Giovanna Delogu, Mauro Marchetti e Davide Fabbri dell'Istituto di Chimica Biomolecolare del Cnr di Sassari; Alba Canu e Antonio Chessa del Centro di Restauro di Li Punti, e la responsabile dell'area archeologica di Porto Torres Gabriella Gasperetti. In questo primo intervento, l’attenzione si è concentrata in particolare sulla domus di Orfeo e quella degli Affreschi, portata in luce nel corso dell'ultima campagna di scavo al confine tra le Terme Maetzke e l’area privata in cui sono state scoperte le statue di Ercole e di importanti personaggi d’epoca imperiale. Gli esperti hanno effettuato un primo sopralluogo da cui è emerso che nella domus degli Affreschi le pitture parietali marmorizzate sono interessate da una contaminazione algale, peraltro già efficacemente rimossa dai tecnici della Soprintendenza, che richiederebbe una più efficace copertura dalla luce solare per impedirne la neoformazione.

Per quanto concerne i mosaici della domus di Orfeo, non sembrano invece essere coinvolti agenti biodeteriogeni, mentre più gravi appaiono i rischi derivanti dalla elevata salinità degli strati sottostanti, che tende a formare una patina biancastra sulla superficie delle tessere. In questo caso, è allo studio l'impiego di prodotti in grado di rimuovere i sali minerali senza intaccare i mosaici.

Problematiche di natura diversa sembrano interessare, invece, gli affreschi paleocristiani presenti nella Tomba del Capo della necropoli ipogeica di Sant'Andrea Priu, a Bonorva, oggetto di indagine poco prima di visionare le due domus turritane.

I risultati delle analisi chimiche microbiologiche si potranno conoscere entro un mese, ma la collaborazione di Università di Sassari e Cnr con la Soprintendenza proseguirà con la presentazione di progetti congiunti miranti ad approfondire, attraverso un approccio interdisciplinare, le problematiche legate alla efficace conservazione dei beni archeologici nel Nord Sardegna.

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