La Nuova Sardegna

Sassari

Il cardinale: «Il suo esempio sia seguito»

Il cardinale: «Il suo esempio sia seguito»

Angelo Amato, postulatore generale, ha invitato tutti i cristiani a essere coraggiosi

13 ottobre 2014
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SASSARI. Sono passati più di quattro secoli dal martirio del sacerdote che era nato a Sassari nel 1564 da una famiglia contadina. All’età di 15 anni entrò nel convento di Santa Maria di Betlem e l’anno successivo fece professione religiosa tra i frati minori conventuali. Studiò e proseguì nella sua formazione francescana e teologica, divenendo sacerdote nel 1586.

Sono i dati contenuti nel profilo biografico del Servo di Dio Francesco Zirano che ieri mattina è stato illustrato dal postulatore generale e il cardinale Angelo Amato, nella sua omelia, ha sottolineato che sono trascorsi oltre quattrocento anni dal martirio, ma la testimonianza di padre Zirano «resta ancora viva nella memoria dei fedeli come un faro che illumina i naviganti».

Il cardinale Amato, da prefetto della Congregazione per le cause dei Santi, ha seguito “l’istruttoria” per il frate sassarese e ieri ne ha riportato alcune fasi ricordando che «di questo supplizio abbiamo notizie di prima mano da parte di testimoni oculari», che riferirono di come il frate si sottopose alla tortura. «Ancora oggi - ha detto il cardinale - è questo l’atteggiamento forte e coraggioso di molti cristiani di fronte alla persecuzione, che quotidianamente, in molte parti del mondo soprattutto in Medio Oriente, si abbatte, anche in questo nostro secolo, sulla Chiesa e sui discepoli di Cristo». Nella sua omelia il cardinale ha anche detto che padre Zirano «invita a perdonare, ma non a dimenticare». Perchè «non si devono ripetere tali eventi che offendono la dignità e la libertà di ogni persona, anche degli stessi carnefici». Ecco il messaggio forte, in un tempo in cui nel mondo - come ha fatto intendere il cardinale - si uccide ancora in odio a Dio. L’esempio di padre Zirano, ucciso “in odium fidei”, deve ricordare «che siamo fatti per una gioia senza fine nel regno di Dio. Ma è una gioia che va vissuta in terra rispettando tutti, «e l’amore per tutti, buoni e cattivi, uomini e animali, perché tutti parte della meravigliosa creazione di Dio».

Nella sua omelia, il cardinale prefetto della Congregazione per le cause dei santi, ha concluso affermando che «la morte non è un limite alla vita», ma un ponte verso Dio, «dove c’è un albero di vita che dà dodici raccolti e produce frutti ogni mese e le foglie dell’albero servono a guarire le nazioni». (v.m.)

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