La Nuova Sardegna

Sassari

A Sant’Imbenia si riscrive la storia

A Sant’Imbenia si riscrive la storia

Missione di studiosi in visita al villaggio nuragico frequentato da Fenici e Greci

21 luglio 2014
3 MINUTI DI LETTURA





ALGHERO. Il colpo d'occhio è vertiginoso: tanti piccoli frammenti di ceramica sono stesi su una grande mappa che raffigura il Mediterraneo. Arrivano dal Libano, dalla Grecia, dalla Spagna, sono tracce spezzate di una storia antica che raccontano di quando il villaggio nuragico di Sant'Imbenia era al centro di traffici commerciali internazionali nello scorcio del I millennio a. C. Per coloro che provenivano dalle coste del Libano, di Cipro, della terra di Canaan - l'attuale Palestina - il villaggio nuragico sulla baia di Porto Conte era una sorta di "far west", un occidente lontano dove incrociare destini e affari. Come ogni anno i componenti del "Progetto Sant'Imbenia" hanno promosso una giornata in cui lo scavo viene aperto al pubblico, vengono mostrati i nuovi risultati di scavo e viene fatto conoscere il sito. Le scoperte nel villaggio nuragico stanno ridisegnando da tempo in maniera radicale gli scenari sociali e culturali a cavallo tra l'età del Bronzo e del Ferro in Sardegna (IX-VII secolo a. C.): la scoperta di una vasta area lastricata, interpretata come spazio pubblico e non privato, la presenza di botteghe artigianali dedicate alla lavorazione dei metalli e di una grande capanna ellittica destinata probabilmente a essere un luogo di rappresentanza sono segnali di un cambiamento sociale e simbolico importante. Perché avere un luogo "pubblico" significa superare le maglie strette dell'economia del villaggio, verso qualcosa di molto più complesso e articolato che prefigura una forma di proto urbanizzazione. A scatenare un evento di tale portata è la presenza costante di genti orientali che bazzicano a Sant'Imbenia sin dal IX secolo avanti Cristo: Fenici e Greci. Le miniere dell'Argentiera e Calabona, fanno da catalizzatore che spinge a mantenere e strutturare il rapporto con i sardi nuragici, tanto che il villaggio si adegua alla presenza costante di questi stranieri che arrivano con ceramiche raffinate, fanno conoscere il potere "magico" del vino e parlano lingue diverse. Le ricerche nel nuraghe e nel villaggio di Sant’Imbenia ebbero inizio nel 1982 e proseguirono fino al 1997 sotto la direzione della Soprintendenza archeologica di Sassari e Nuoro, per poi riprendere nel 2008 grazie a una convenzione tra la Soprintendenza e l’Università di Sassari. La missione, guidata da Marco Rendeli, docente di Etruscologia nell'ateneo sassarese, coinvolge studenti e giovani studiosi non solo di Sassari ma anche di altre università italiane e straniere come: Milano, Bologna, Roma-La Sapienza, Salerno) e straniere (Cambridge, Pompeu Fabra-Barcelona, Granada, Alicante, Coimbra, Paris I La Sorbone. Il Progetto Sant’Imbenia nasce da una convenzione tra il Dipartimento di Storia, Scienze dell’Uomo e della Formazione dell’Università degli Studi di Sassari, la Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Province di Sassari e di Nuoro, il Comune di Alghero, la Fondazione Meta e l’Ente Parco di Porto Conte e il contributo della Fondazione Banco di Sardegna.

Francesco Bellu

In Primo Piano
Santissima Annunziata

Sennori, cade dallo scooter all’ingresso del paese: grave una sedicenne di Sorso

Video

Impotenza maschile e suv, ne discutono le donne: la risposta di Geppi Cucciari ai talk show dove soli uomini parlano di aborto

Le nostre iniziative