La Nuova Sardegna

Sassari

Mezzo secolo di Sassari Sera in digitale

di Antonio Meloni
Mezzo secolo di Sassari Sera in digitale

Presentata la prima fase dell’acquisizione del caustico periodico diretto da Pino Careddu

25 giugno 2014
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SASSARI. Cinquant’anni di vicende sassaresi rilette in controluce attraverso gli articoli di un periodico che ha contribuito ad animare il dibattito, soprattutto politico, degli ultimi decenni.

Quando usciva Sassari Sera, in tanti correvano in edicola per leggere i pezzi, spesso graffianti e ironici, del compianto Pino Careddu, direttore e fondatore di uno dei giornali che ha contribuito a scrivere tanta parte di storia cittadina. Più di undicimila pagine, quarantotto volumi, circa quattrocento giga di materiale che, grazie a un progetto dell’omonima fondazione, presieduta da Marco Tarantola, sarà acquisito in digitale e reso fruibile tramite un portale su cui sta lavorando un’equipe di informatici e archivisti.

La prima fase di questo programma – realizzato in collaborazione con la Soprintendenza, il Comune, l’Università e Confindustria – è stata presentata martedì, nella sala conferenze di Numera, a Predda Niedda, dal direttore generale della società telematica del Banco di Sardegna, Francesco Chiari, affiancato dal presidente Antonio Capitta e dal direttore commerciale Luigi Casada.

I giovani specialisti, formati da Angelo Ammirati, per tanti anni direttore dell’Archivio di stato, ora docente nel corso universitario di Scienze archivistiche, nei giorni scorsi hanno portato a termine la prima fase. Si tratta dell’acquisizione dei primi dieci anni di pubblicazioni, dal 1960 (il primo numero è del 1959) al 1970, circa ottomila pagine in formato “lenzuolo”, 55x40 e 45x30, che riportano notizie di cronaca e politica, attualità e cultura, ricordando fatti e personaggi di una Sassari che non c’è più.

Tra le vicende rievocate durate la presentazione, accanto a questioni ormai risolte, altre ancora aperte come quella di Platamona, rivista attraverso una lunga intervista al commendator Sebastiano Pani. Ancora, le vicende politiche legate ai turbolenti anni della Contestazione studentesca, i commenti salaci del direttore e le prese di posizione, spesso irriverenti, su vicende che hanno segnato la storia degli ultimi decenni.

L’acquisizione completa del periodico – che fornirà materiale prezioso per studiosi, storici, giornalisti, ma anche per tanta gente comune che andrà a rileggere le pagine di Careddu – si concluderà l’anno prossimo, «Ma a dicembre di quest’anno – ha spiegato Marco Tarantola - sarà presentata la seconda parte del progetto il cui obiettivo è quello di non disperdere un patrimonio straordinario di 48 anni e ricordare, al contempo, la figura di Pino Careddu».

La rilettura di quelle pagine, al di là della cronaca in sé, suggerisce anche un’altra riflessione legata alle inevitabili trasformazioni a cui, negli anni, è andato incontro il giornale di carta a vantaggio della nuova informazione digitale. Confrontando le vecchie copie di Sassari Sera, infatti, più che mai si può capire in che modo il giornale, nato come prodotto letterario, in cui la parte scritta era preponderante, sia diventato pian piano un prodotto grafico in cui l’uso dell’immagine e la graduale esigenza di spettacolarizzare la notizia hanno cambiato il modo di fare e conseguentemente di leggere i classici quotidiani fatti di carta.

Oggi, mentre l’informazione imbocca, con esiti incerti per la sua tenuta economica, la strada del digitale, il recupero della neonata Fondazione “Sassari Sera, si rivela un’operazione di sicuro valore storico consentendo a specialisti e curiosi di capire l’origine di tante vicende legate al passato recente. E a tanti ragazzi di vedere come era fatto un “vecchio giornale” che, per chi le notizie si sta abituando a cercarle solo sui siti web, è davvero un illustre sconosciuto.

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