La Nuova Sardegna

Sassari

Prova d’italiano: tracce stimolanti tranne Quasimodo

di Luigi Soriga

Maturità: molti affrontano argomenti su periferie e violenza Qualcuno sceglie temi tosti come “dono” e “responsabilità”

19 giugno 2014
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SASSARI. Alle 12,40 scende con leggerezza la scalinata dello scientifico di via Monte Grappa. Forse non lo sa, ma si è appena lasciato alle spalle l’adolescenza per infilarsi nel mondo degli adulti. La maturità in fondo è questo: uno spartiacque generazionale di quattro ore, che fa voltare pagina alla vita. Gabriele Doppiu, classe 5a E, è il primo dell’istituto a varcarlo. Ha l’aria piuttosto fiera di questo primato. Ha scelto la traccia di Renzo Piano, l’importanza delle periferie. L’attacco del tema è originale, una metafora efficace: «Immaginate una figura geometrica senza il contorno – dice – non ha alcun senso. Così sarebbe una città senza periferia». E visto che siamo in tema di mondiali aggiunge: «Il Brasile è la culla del calcio. Ma i grandi campioni non sono nati nel cuore delle metropoli, appartengono alle favelas. Ecco l’importanza delle periferie». Anche Gabriele Caddeo si è buttato sullo stesso argomento. D’altronde Quasimodo era improponibile, la poesia della “gazza” non la conosceva nessuno. Per lui le periferie «sono un seme che cresce», e prima o poi destinate a trasformarsi in centro. E poi ha parlato anche di Sassari, «dove il centro storico, quanto a degrado, non ha nulla di diverso da una borgata o da un quartiere dormitorio». Invece Andrea Masala, della 5a H, si è cimentato in un bel salto nel vuoto, senza paracadute. Perché affrontare il tema delle nuove responsabilità umane, equivale a tuffarsi in un’orizzonte filosofico sterminato. Racchiuderlo in tre paginette è una bella impresa. Riccardo Mura, della 5a E, ha già tentato l’esame di ammissione per il Politecnico di Torino. La sua scelta della traccia era pressoché obbligata: la tecnologia pervasiva. «Penso che il progresso migliori sicuramente la vita dell’uomo, ed è giusto portare avanti la tecnologia e l’intelligenza artificiale sino al limite. Ma esiste un confine da non oltrepassare: il controllo della tecnologia». Davanti all’ingresso del Liceo Azuni, Francesca Pisanu è soddisfatta della sua prova: «All’inizio avevo la classica sindrome da foglio bianco, poi ho scelto la traccia della violenza e ho scritto di getto». Anche la sua compagna Enrica Simola, che da grande vuol fare l’assistente sociale, non ha avuto dubbi: il tema della violenza è quello che offre più spunti: «Ho parlato di razzismo, di Martin Luther King e anche della violenza di genere». Non sa se ha fatto un capolavoro o meno, però la notte prima degli esami ha chiesto un aiutino alla sorte: i tre giri scaramantici attorno alla statua di piazza d’Italia non potevano mancare». Invece Isabella Lucchi, della 3a L, si è buttata su un argomento originale quanto complesso da sviluppare: il tema del dono. «Ho raccontato la mia esperienza di vita all’estero, il mio anno di intercultura prima in Brasile e poi a Dublino. Il grande dono che ho ricevuto e che porterò sempre con me è il sorriso di un bambino che viveva nella mia famiglia».

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