La Nuova Sardegna

Sassari

Il Comune deve restituire Calancoi

di Nadia C ossu
Il Comune deve restituire Calancoi

La corte d’appello ha accolto il ricorso della società Mediterranea 96 proprietaria dell’area che ospitava la discarica

13 giugno 2014
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SASSARI. Dopo trentuno anni la società Mediterranea 96 srl (società che fa capo a un gruppo svizzero con sede a Roma) riavrà il possesso di Calancoi, l’area che per anni ha “ospitato” la discarica alle porte della città e che il Comune aveva requisito nel 1982. Lo hanno stabilito i giudici della corte d’appello che ieri mattina – vent’anni dopo l’apertura della causa civile – hanno condannato il Comune di Sassari a restituire la cava di Calancoi «al legittimo proprietario, Mediterranea 96 (assistita dagli avvocati Mario saba, Marco Sassu e Gerolamo Pala ndr), in liquidazione, oltre al risarcimento del danno pari a 118mila euro e 47mila euro di spese legali». Una sentenza che ribalta quella di primo grado del 15 maggio 2010 che invece aveva affermato «l’acquisizione dell’area a titolo originario in favore del Comune» e aveva anche ritenuto prescritto «il diritto al risarcimento del danno».

Chiaramente si tratta di una novità importantissima anche perché di quel sito – che interessa le falde acquifere di Sassari, Osilo, Sorso e Sennori – si è discusso a lungo. Si è discusso in particolare degli interventi urgenti per la messa in sicurezza e la bonifica di una vera e propria bomba ecologica: dieci ettari di veleni nella collina di rifiuti che si affaccia sulla Valle dei ciclamini, lungo la vecchia strada per Osilo. Interventi che ora spetteranno a Mediterranea 96 (anche l’uomo d’affari Flavio Carboni aveva una piccola quota azionaria all’interno della società): due milioni e mezzo di euro sono stati già stanziati per la messa in sicurezza mentre per la bonifica si era stimata una cifra intorno ai cento milioni. Ora bisognerà dunque capire come e se quei finanziamenti potranno essere dirottati ai “nuovi” proprietari (che non sono un ente pubblico).

Il Comune a giugno dello scorso anno aveva bandito la gara d’appalto per la messa in sicurezza d’emergenza dell’ex discarica. Per evitare che i veleni causassero esplosioni e incendi e continuassero a inquinare le zone circostanti, l’appalto prevedeva l’installazione di sofisticati sistemi di intercettazione e aspirazione dei gas e del percolato prodotti dalla collina di rifiuti. Un intervento per cercare di arginare il rischio ambientale che l’ex discarica comunale esaurita e chiusa dal 1997 continua a rappresentare. Nell’ex cava, dal 1983 al 1997 sono finiti oltre 2 milioni di metri cubi di rifiuti, tutto questo perché, quando negli anni Ottanta si decise di autorizzare una discarica a un passo dalla città e vicinissima all’invaso del Bunnari, le attuali norme di sicurezza e rispetto ambientale non esistevano.

Per gli anni fra il 1987 e il 1991 si sa per certo che a Calancoi sono stati smaltiti i rifiuti solidi urbani della città, inerti e materiale residuo delle lavorazioni da cava. Negli ultimi anni di esercizio del sito, dal 1991 al 1997, la discarica ha accolto anche ceneri e fanghi di incenerimento.

Nel 2005, il ministero dell’Ambiente ha inserito l’area fra i confini del Sito di interesse nazionale “Aree industriali di Porto Torres”, aprendo così una corsia preferenziale per le bonifiche.

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