La Nuova Sardegna

Sassari

All’ospedale Segni servizi allo sbando

di Barbara Mastino
All’ospedale Segni servizi allo sbando

La denuncia arriva dall’assessore alla Sanità Gigi Sarobba che ipotizza una marcia dei pazienti oncologici su Sassari

09 aprile 2014
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OZIERI. È tempo di azioni clamorose e proteste plateali per combattere contro il progressivo stato di abbandono in cui versa l’ospedale di Ozieri. Ne è convinto l’assessore alla Sanità e Servizi Sociali del Comune di Ozieri Gigi Sarobba, che alla luce delle recenti - e senza dubbio brutte - notizie sul versante dell’ospedale e del distretto sanitario annuncia battaglia. L’assessore comunale si scaglia contro la dirigenza dell’Asl 1 e la decaduta giunta regionale, e rivolge un appello al nuovo assessore Luigi Arru affinché «ponga mano al più presto al riordino della sanità sassarese e metta fine alle gravi ingiustizie perpetrate contro l’ospedale di Ozieri». Sarobba, soprattutto, annuncia battaglia e si dice «pronto a organizzare un’occupazione simbolica della sede sassarese di via Cattalochino accompagnato da un gruppo di pazienti oncologici che hanno già dato la propria disponibilità».

Nel mirino della protesta c’è il progressivo decadimento del servizio effettuato nel reparto di Oncologia dell’ospedale Segni. Dopo la scadenza del contratto del medico titolare è stato inviato un sostituto, che però non può garantire il servizio tutti giorni alla settimana come avveniva prima. «Servono almeno due medici per garantire il servizio, che è fatto di analisi, visite e somministrazione delle terapie - dice Sarobba - perché non si può razionalizzare sulla pelle dei malati, in particolare di quelli oncologici». Ma i disagi nell’ospedale di Ozieri non si fermano alla sola Oncologia: «La Chirurgia che non opera per mancanza di personale - dice Sarobba iniziando un lungo elenco di mancanze - ma anche perché non si vede nessuna traccia del nuovo blocco operatorio, da tempo annunciato e per il quale c’era uno stanziamento; manca il personale medico nella Radiologia e quello infermieristico nel Centro Trasfusionale, che infatti domenica scorsa non ha effettuato la consueta apertura della prima domenica del mese concordata con la Fidas Ozieri; ci sono liste d’attesa lunghe mesi, anche per le urgenze e per i pazienti con gravi patologie; il Punto Nascite - prosegue l’assessore comunale alla Sanità - è di fatto chiuso, unico in Sardegna pur non essendo il solo a non raggiungere i 500 parti l’anno come prevede la legge; la nuova sede della Neurologia, che è l’unico reparto di questa specialità in tutta l’Asl, doveva essere inaugurata lo scorso anno, con l’arrivo dei nuovi arredi: peccato che nessuno si fosse accorto che manca l’accreditamento regionale, mancano due porte e una scala antincendio, il personale medico è inferiore al necessario; ultima nota dolente - conclude Sarobba - è il Centro di Salute Mentale che dovrebbe sorgere nei locali comunali dell’ex palestra del Pinceto (che nel frattempo sono stati più e più volte danneggiati dai vandali), che nonostante i proclami e le promesse ancora non è stato trasferito e che continua a operare nell’ex burrificio in locali angusti (appena quattro stanze più un unico bagno per utenti e operatori) dove non esiste un minimo di privacy, oltre che con un organico assolutamente inadeguato». Su questo punto l’assessore comunale alla Sanità insiste particolarmente, ricordando che i pazienti in cura nel Csm del distretto sanitario di Ozieri, che ha un bacino d’utenza di 35 mila abitanti, «hanno problemi e caratteristiche complesse e necessitano di un ambiente e di un setting adeguati» e che la struttura, quasi abbandonata, del Pinceto rappresenta agli occhi di tutti un esempio lampante di spreco dei soldi pubblici». Un interminabile elenco, di certo non esaustivo ma già piena dimostrazione, dice Sarobba, di «una situazione drammatica alla quale chi di dovere deve subito dare una risposta». Nel frattempo è in primo luogo la popolazione a dover essere informata perfettamente di tutto, e per questo Sarobba annuncia la sua volontà di richiedere la convocazione di un consiglio comunale aperto all’intera cittadinanza».

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