La Nuova Sardegna

Sassari

Lo sport qui è festa non guerra

di Andrea Massidda

Nel rione ferito durante la gara con l’Olbia da sempre si “gioca” per dare ai ragazzi spazi e speranza

25 marzo 2014
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. La subdola sassaiola contro il pullman degli ultrà dell’Olbia, decine di poliziotti in divisa antisommossa impegnati a controllare il disordine di chi avrebbe voluto vendicare l’affronto, il terrore nei volti di alcuni papà che, seduti in tribuna, pensavano di godersi una partita di calcio accanto ai loro bambini e invece hanno assistito a novanta minuti di follia a bordo campo. Uno spettacolo vergognoso. Anche perché il popolare quartiere di Latte Dolce, dove per molti abitanti la vita è piuttosto amara e tanti ragazzi trovano nello sport l’orgoglio di andare avanti, non meritava una domenica bestiale come quella che l’altro ieri ha fatto da cornice al derby di Serie D tra la formazione locale e il team gallurese. Specie se si considera che a rovinare la festa potrebbero essere stati non più di cinquanta persone con grande probabilità estranee alla partita. Teppisti appostati in prossimità del campo comunale con il solo e unico obiettivo di generare confusione e paura tra la folla.

Le indagini. Bravate adolescenziali? Non esattamente. Perché le cose potevano andare molto peggio. E c’è da ringraziare i nervi saldi delle forze dell’ordine, così come il lavoro sottotraccia di prevenzione svolto dalla questura nei giorni precedenti alla gara se durante l’agguato in via Cilea e nei tafferugli che ne sono seguiti non c’è stato nemmeno un ferito. Adesso gli investigatori sono al lavoro per smascherare quei bulletti che con il volto coperto sono stati capaci di scatenare due minuti d’inferno nel cuore di un rione che tra mille difficoltà organizza da anni le Micro olimpiadi contro la droga. «Siamo in possesso di svariati filmati - racconta Mario Carta, dirigente della Digos -, ma non saranno comunque indagini semplici, non fosse altro perché l’agguato è stato fulmineo. Tuttavia ci muoveremo ascoltando chi ha assistito ai fatti e concentrandoci sulle rivalità sportive che esistono tra Sassari e Olbia».

Lo sgomento del quartiere. Don Angelo Passari, dal 2008 parroco della chiesa di Nostra Signora del Latte Dolce, sembra ancora incredulo. «Domenica - commenta - abbiamo assistito a scene completamente fuori dalla logica del nostro modo di vivere, a veri e propri atti di violenza gratuita: noi al contrario, anche attraverso l’attività dell’oratorio, ci ispiriamo ai principi salesiani e insieme e cerchiamo di dare dello sport un’idea che non sia di competizione e selezione. Poi - conclude il prete - sia detto senza la minima polemica, da queste parti tanta polizia non si era mai vista».

L’isola felice. In effetti, anche per merito dell’attività svolta dalla società di calcio che ora milita in Serie D, questo rione spesso al centro della cronaca nera può vantare un’isola felice, che è proprio quella del vivaio del Latte Dolce. «La società - spiega Alessio Marras, assessore comunale allo Sport e sino al 2010 presidente della squadra locale - è un esempio di come lo sport può essere foriero di riscatto sociale e di integrazione: nelle formazioni giovanili del Latte Dolce ci giocano ormai oltre 350 ragazzi, la metà dei quali provengono da tutti i quartieri di Sassari, anche da quelli tipicamente borghesi». Anche Marras, che domenica era in tribuna per assistere al derby con l’Olbia, stigmatizza quanto è accaduto, specificando tuttavia che i problemi si sono verificati a 500 metri del terreno di gioco. «I tifosi galluresi - conclude - sono arrivati proprio mentre l’arbitro stava fischiando un rigore a loro favore. E forse questo ha contribuito a placare gli animi più accesi».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Report

La Sardegna continua a spopolarsi: in un anno 9mila residenti in meno

di Salvatore Santoni
Le nostre iniziative