La Nuova Sardegna

Qualcuno ha preso l’abitudine di danneggiare le piante ornamentali che il mio compagno ha sistemato sulla tomba dei genitori o di danneggiare e/o di spostare piccoli arredi sacri. La tomba in questione rimane abbastanza fuori mano dai percorsi comuni del cimitero e viene tenuta in ordine e curata esclusivamente dal mio compagno e da altri familiari. Il valore delle piante è notevole perché, proprio per la posizione riguardata della tomba, è possibile collocarvi le specie più pregiate di piante sempreverdi da fiore, che trovano in questo “piccolo paradiso” habitat e microclima ideali. Quali sono i reati per queste azioni? E quali sono le azioni legali per fare cessare questi dispetti e per tutelare il mio compagno, i suoi poveri genitori e le sue piante?

Non di rado si legge, ahimè, del compimento di atti tesi a rovinare tombe o a derubarle degli arredi funebri che le adornano, talvolta con lo scopo di vendere all’esterno il bottino, talaltra, non potendo o volendo acquistare tali oggetti, con quello di trasferirli sulla sepoltura di altri defunti: segno della crisi, dicono i più, cercando una spiegazione ad un’azione tanto esecrabile. Tuttavia, nel caso da Lei descritto, non si parla né di furto, né di offesa recata alla tomba, bensì di un evento decisamente più bizzarro, in quanto privo di qualsivoglia guadagno, se non quello di infastidire i parenti del defunto con danneggiamenti o spostamenti occasionali degli arredi funebri, non inseriti stabilmente nella sepoltura, e delle piante che si trovano su di essa. Pertanto le disposizioni previste dal Codice penale in tema di furto o vilipendio delle tombe e, con esse, le relative sanzioni, parrebbe non possano essere richiamate, non essendo integrato alcun reato, mentre si dovrà far riferimento al locale regolamento di polizia mortuaria che, in base a quanto stabilito dal Testo unico delle leggi sanitarie, deve essere adottato da ciascun Comune. Tale regolamento disciplina, all’interno del territorio comunale di appartenenza, i servizi relativi alla polizia mortuaria (quali la destinazione e trattamento delle salme o i trasporti funebri), stabilendo inoltre, per quanto qui ci interessa, regole precise in tema di custodia dei cimiteri e locali a questi ultimi annessi, ed individuando i comportamenti vietati al loro interno, al fine di garantire la serenità ed il raccoglimento consoni ad un simile luogo. Incaricato della vigilanza sul rispetto delle stesse è il personale addetto al cimitero, che è generalmente titolare della qualifica e delle funzioni di agente giurato.

Pertanto, salvo che il fatto commesso costituisca reato previsto e punito dal codice penale o da altra legge o Regolamento generale, qualora la normativa comunale annoveri tra le condotte vietate quella suindicata e ne venga accertato il compimento, potrà essere irrogata una sanzione amministrativa pecuniaria di entità variabile a seconda naturalmente della violazione commessa e dell’ammontare previsto dal testo regolamentare a carico del trasgressore. Sarà quindi innanzitutto questi, una volta individuato, a dover essere indicato come eventuale destinatario di un’azione di risarcimento dei danni, ferma restando la possibilità di agire contro il Comune o i suoi addetti per non aver adempiuto agli obblighi di custodia rispetto alla struttura, ove l’ente territoriale, attraverso il regolamento, non abbia preventivamente escluso la responsabilità propria e dei propri dipendenti rispetto a furti o danneggiamenti arrecati alle sepolture da parte terzi, estranei al suo servizio.

Avvocato Giuseppe Bassu