La Nuova Sardegna

Sassari

Bufera alla Uil, Arnaldo Melissa indagato per spese improprie

di Nadia Cossu
Bufera alla Uil, Arnaldo Melissa indagato per spese improprie

I vertici regionali: utilizzò i conti del sindacato per acquisti personali. L’ex segretario provinciale di Sassari denuncia per diffamazione

22 gennaio 2014
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SASSARI. Un’indagine che si avvia alla conclusione e che dovrà accertare se realmente Arnaldo Melissa, ex segretario provinciale della Uil, si sia «appropriato indebitamente» – come ipotizza il sostituto procuratore della Repubblica di Sassari, Gianni Caria – dei soldi del sindacato. Se abbia cioè utilizzato i fondi della Uil per fini personali.

I dubbi sulla condotta di Melissa sono minuziosamente elencati nell’esposto depositato lo scorso luglio negli uffici della Procura dall’avvocato Giovanni Campus per conto del segretario regionale del sindacato, Francesca Ticca. Una denuncia – con tanto di estratti conto allegati – che il magistrato Caria ha tradotto in un’indagine a carico di Melissa che a breve sarà chiusa. L’esito potrà essere la richiesta di rinvio a giudizio per l’indagato o l’archiviazione.

Nel frattempo, però, l’attenzione si sofferma su quegli estratti conto dai quali emergerebbe che «in numerosissime occasioni» – come si legge nella denuncia – Melissa avrebbe «effettuato operazioni incongruenti con le finalità della carica ricoperta e del sindacato e potenzialmente rappresentative di distrazioni di fondi a fini personali». E vengono citati degli esempi di spesa: «Acquisto di medicinali on line, acquisti al supermercato, pranzi e cene in noti ristoranti di tutta Italia, acquisto carburante per somme esorbitanti, acquisti in negozi di elettronica, per prodotti ortopedici, abbigliamento, profumerie, pelletterie, gioiellerie, calzature, ottica, pagamenti per siti internet, per hotel in Tunisia e ristoranti in Spagna, spese termali, veterinarie, bonifici su altre banche, prelievi di contanti, etc». Il tutto, è scritto ancora nella denuncia, «nulla ha a che fare con i fini istituzionali del sindacato e non è neanche indirettamente strumentale a tali fini». In sintesi, spese che non sarebbero state effettuate secondo le modalità previste dallo statuto.

Ma bisogna fare un passo indietro e capire come si è arrivati a una situazione tanto delicata all’interno di un sindacato così solido e forte. Nel 2010, dopo ben 15 anni, Melissa si dimette dall’incarico di segretario provinciale della Uil e la struttura a quel punto viene commissariata. Francesca Ticca viene nominata commissario e inizia a cercare di capire cosa stia accadendo. Dai controlli in banca salta fuori una importante situazione debitoria e così vengono richiesti gli estratti conto. Un’analisi accurata delle voci di spesa è sufficiente per convincere la Ticca a depositare una denuncia alla Procura della Repubblica di Sassari. Come garanzia e a tutela degli iscritti.

«Tutte le strutture della Uil – recita l’esposto – devono tenere aggiornate le registrazioni contabili perché sia sempre possibile analizzare costi e ricavi, debiti e crediti maturati. E tutte le operazioni di traenza sui conti correnti bancari o postali aperti dalle strutture della Uil di qualsiasi livello devono essere effettuate con doppia firma congiunta, una delle quali deve essere obbligatoriamente quella del tesoriere». Secondo quanto scritto nella denuncia, oggetto di accertamento del pm, l’indagato si sarebbe «munito di una carta di credito che gli permetteva di effettuare pagamenti e operazioni con ampia “libertà”». Durante la fase di accertamento, inoltre, «l’atteggiamento di Melissa è stato ostruzionistico. Al momento delle sue dimissioni ha provveduto a portar via dal sindacato ogni scrittura contabile, ogni libro mastro, pezza giustificativa e anche il computer, creando una situazione di caos».

Melissa di fronte a tutto questo non è rimasto a guardare. Ritenendo anzi di vantare crediti nei confronti della Uil ha fatto causa al sindacato: il giudice di primo grado gli ha dato ragione, ora bisognerà attendere la sentenza d’appello. L’ex segretario provinciale ritiene anche di esser stato diffamato e infatti c’è una causa ancora pendente.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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