La Nuova Sardegna

Sassari

“Clandestini”: sassaresi in cella in Olanda

di Vannalisa Manca
“Clandestini”: sassaresi in cella in Olanda

Due universitari arrestati: la carta d’identità elettronica era stata ritenuta falsa dai poliziotti. Salvati da un’interprete sarda

17 aprile 2013
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SASSARI. È una vicenda assurda, paradossale, kafkiana e al tempo stesso ridicola, forse può andare bene per la trama di un film. Invece è accaduta realmente.

Il piacere di una breve vacanza in Olanda si è trasformato in un incubo per due studenti sassaresi, arrestati come clandestini a causa di una carta d’identità elettronica che i poliziotti olandesi hanno ritenuto falsa.

A fare l’esperienza choc, con tanto di “ospitalità” in una cella di sicurezza, sono stati Nicola Piras e Gabriella Meloni. Lui, 24 anni, studia Filosofia all’Università di Pavia e quest’anno, con l’Erasmus, si è trasferito a Oldenburg, in Germania, per preparare la tesi per la laurea magistrale. Gabriella, 25 anni compiuti un mese fa, studia Psicologia alla Cattolica di Milano, e anche lei ha vicina la meta della laurea magistrale. Insomma, due ragazzi con un libretto universitario di studenti modello.

L’avventura incredibile di cui sono stati protagonisti, si è svolta lunedì scorso, 15 aprile, quando hanno deciso di concedersi pochi giorni di vacanza ad Amsterdam. Lei aveva raggiunto Nicola a Oldenburg e insieme si erano imbarcati su un autobus diretto in Olanda. Avevano già varcato la terra dei mulini a vento - una quarantina di chilometri - quando il mezzo è stato fermato in prossimità della città di Coeverdon da un posto di blocco della polizia olandese. Sono le 10.30.

Un controllo di routine. Gli agenti sono saliti a bordo e hanno visionato i documenti dei passeggeri. L’operazione dura mezz’ora. Subito dopo Nicola è stato fatto scendere dall’autobus e i poliziotti gli hanno rivolto una serie di domande sul documento che aveva esibito: «Non capivo cosa volessero veramente - dice il giovane sassarese -. Mi hanno detto che avevo un documento falso. Falso? È la mia carta d’identità elettronica rilasciata dall’Anagrafe del Comune di Sassari». Fa parte della nuova serie di tessere elettroniche volte a sostituire il documento cartaceo (da mesi il macchinario del ministero è guasto e non si fanno più). La carta di Nicola scade a gennaio 2021 e gli permette di vivere ed essere registrato come studente comunitario all’università e negli uffici del Comune di Oldenburg. «La tessera ha un lembo un po’ rovinato perché la plastica non aderisce bene, ma è tutto regolare». Visibile la foto e perfettamente leggibili dati e codici. Ma per i poliziotti quel documento è falso: «In Italia non esistono carte d’identità così», dicono in inglese. Anche Gabriella viene fatta scendere dall’autobus. Le vengono rivolte domande per saggiare se effettivamente i due si conoscessero: rispettivi nomi e cognomi, date di nascita. «A quel punto ci comunicano lo stato di arresto»: lui con l’accusa di possedere documenti falsi, lei con quella di trasporto irregolare di clandestini. «Ci perquisiscono, ci sottraggono portafogli e beni personali, ci caricano su due autovetture differenti e ci conducono in un ufficio di polizia. Altra perquisizione, ci fanno togliere le scarpe e ci danno ciabatte; veniamo condotti in due camere di sicurezza. Da quel momento io e la mia ragazza - dice Nicola - non potevamo più comunicare».

L’incubo diventa ancora più atroce. Foto segnaletiche, impronte digitali ed ecco gli avvocati d’ufficio. Uno dà poche speranze alla ragazza in lacrime: «Ci vorranno almeno 72 ore». L’altro capisce che Nicola è caduto in un gorgo assurdo e lo rassicura. A risolvere la situazione è un’interprete italiana - meglio - sassarese. È lei a spiegare che i due sono veramente cittadini del Belpaese e - per fortuna - l’accento sassarese, genuino ne “certifica” meglio la provenienza. Il commissario si convince, anche se «la scientifica ha detto che il documento è falso». Di sicuro non potrà più essere esibito: la “scientifica” l’ha distrutto per analizzarlo.

Il sogno nero sembra finalmente diradarsi: Gabriella interpella l’ambasciata italiana a L’Aia che consiglia una telefonata alla questura di Sassari per confermare le generalità. Tutto col viva voce, Sassari conferma: non sono clandestini. Sono liberi. Tolgono le ciabatte e si rimettono le scarpe per uscire da quell’assurda giornata iniziata in modo spensierato e trascorsa come dentro il set di un film dell’orrore fatto da attori inconsapevoli del ruolo.

«Ci sembra inutile descrivere lo stato di angoscia, dolore e frustrazione che abbiamo attraversato nell’arco della giornata». Sono passate le 18. L’horror è finito, ma non i disagi: stavolta, il ragazzo non ha documenti, solo un foglio valido per 5 giorni rilasciato dall’ambasciata. In Germania con quello non potrà restare. Deve ritornare a Pavia e forse a Sassari per avere un nuovo documento valido. «Tessera? Cartacea, per carità».

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