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Sassari

Ex “gladiatore” sardo: vendevamo armi a Gheddafi

Ex “gladiatore” sardo: vendevamo armi a Gheddafi

L’agente segreto di Cabras Antonino Arconte ha deposto nel processo a Trapani sul delitto Rostagno

11 aprile 2013
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TRAPANI. L’ex agente segreto di Cabras, Antonino Arconte, nome in codice G-71 nella struttura Gladio, irrompe nel processo che si sta svolgendo in corte d’assise sull’omicidio del giornalista Mauro Rostagno, ucciso a Valderice il 26 settembre delò 1988. Arconte ha ripetuto davanti alla corte quanto dice da anni e quanto ha raccontato nel suo libro autobiografico “L’ultima missione”.

L’ex 007 sardo ha parlato della base segreta dell’organizzazione Gladio in Sicilia 1986. «Qui aveva sede la stazione SK - ha detto - un ponte radio che regolava tutte le operazioni in Nord Africa. Ci sono stato tra il 9 marzo dell’83 e febbraio ’86, in partenza e al rientro da Tunisia, Algeria e Marocco. A Trapani si ricevevano ordini in buste sigillate che dovevamo poi consegnare nei paesi nordafricani».

La descrizione della base SK (Scorpione) fatta da G-71, potrebbe corrispondere alla ex base militare di Kinisia, dove Rostagno avrebbe filmato un trasbordo di armi su un velivolo militare.

«Ricordo - ha detto Arconte - che c’era una casermetta su una collina, con una pista sterrata e tenuta pulita per la partenza e l’atterraggio di aerei “Piper”. Rammento uno spiazzo con un pino, ma non ho un ricordo nitido perché sono passati tanti anni» .

L’ex agente segreto ha detto, tra l’altro, che tra i “gladiatori” all’epoca c’erano anche degli aviatori, ma «non conosco quali fossero i loro compiti». Arconte, infatti, nella struttura supersegreta apparteneva alla centuria nella quale erano raggruppati gli appartenenti alla Marina.

Alla domanda se sapesse se l’Italia fornisse armi a Gheddafi durante l’embargo internazionale, Arconte ha risposto: «Sì, io stesso ho “scortato” alcuni carichi diretti nei porti libici». E questa non è una novità perché nel suo libro G-71 ha raccontato di aver viaggiato da La Spezia a Tripoli sulla nave commerciale “Vento di Ponente” con carichi di armi. Lui era addetto alla sorveglianza dei container durante la navigazione.

Arconte ha comunque voluto precisare alla Corte di non essere un trafficante di armi: «Ho soltanto scortato carichi, su ordine dei miei superiori. Le armi viaggiavano con navi mercantili, all’interno di containers con su scritto “motori agricoli”, “prodotti per l’agricoltura” o “mezzi meccanici”.

Per rafforzare le proprie affermazioni, Antonio Arconte, ex appartenente a Gladio, ha mostrato ai giudici una lettera autografa di Bettino Craxi, risalente al periodo in cui il leader socialista era presidente del Consiglio e invitava Arconte ed altri commilitoni di Gladio a tacere sulla loro appartenenza alla struttura segreta. «Vi esorto a tacere per il bene del Paese... insisto nel chiedere il vostro silenzio». Quindi Craxi conosceva benissimo la struttura Gladio e sapeva quale tipo di lavoro venisse richiesto alla struttura.

«La lettera di Craxi - ha spiegato l’ex agente G-71 - era la risposta a una richiesta mioa e di altri agenti di avere riconosciuto, dopo lo scioglimento di Gladio, lo status di appartenenza alla struttura segreta militare e i compiti svolti».

Arconte ha deposto nell’ambito dell’integrazioni probatorie su richiesta della difesa dopo aver rilasciato un’intervista al giornalista Maurizio Macaluso del settimanale “Social”.

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