La Nuova Sardegna

Sassari

Il giornale scritto dai ragazzi: «La droga? Un nemico troppo vicino»

Il giornale scritto dai ragazzi: «La droga? Un nemico troppo vicino»

Gli studenti della quinta C dell’Istituto tecnico Dessì-Lamarmora di Sassari parlano senza ipocrisie delle tossicodipendenze

17 marzo 2013
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SASSARI. Non ci sono luoghi protetti, non esistono ambienti giovanili immuni dalla droga. Magari a qualche genitore piace crederlo, però non è così. Quando abbiamo deciso di parlare di tossicodipendenze, noi ragazzi della quinta C dell’Istituto tecnico commerciale Dessì-Lamarmora sapevamo che stavamo entrando in un campo minato. Tema tosto, ma abbiamo deciso di affrontarlo perché la droga è la speranza di chi non ha speranza e troppi giovani, per il gusto di un momento, entrano in una dipendenza. L'uso di determinate sostanze è diffuso fra i ragazzi della nostra età. Vi raccontiamo esperienze reali. Anche se non le abbiamo vissute di persona, ne siamo stati testimoni diretti o indiretti.

I giovani non hanno paura della droga e, nonostante siano consapevoli del fatto che sono dannose, a volte le provano. C’è chi ha cominciato a farne uso già quando frequentava la scuola media, in genere perché trovava lo spacciatore all'uscita. «Uno spacciatore dalla faccia pulita – ricorda una ragazza – che non faceva paura, perché vestiva come uno di noi». Spesso dietro il bell'aspetto si nasconde una persona senza scrupoli che approfitta dell'ingenuità dei ragazzini. Ma questo lo si capisce dopo.

I genitori credono che la scuola sia un luogo protetto, ma spesso si sbagliano. Credono anche che i loro figli siano lontani da problemi del genere, e non si rendono conto che invece sono vicinissimi. Ci sono tanti genitori attenti, ma esistono anche quelli che preferiscono non sapere ciò che fanno i figli fuori di casa.

A riprova che la famiglia in sé non rappresenta necessariamente la salvezza, esistono anche quelle che fanno male. Durante il nostro dibattito è emerso che in certi contesti sociali, anziché proteggerli, gli adulti usano i ragazzini per il piccolo spaccio. E infine ci sono i genitori permissivi. Abbiamo fatto un po' di conti: i genitori che hanno figli della nostra età appartengono a una generazione che qualche “canna” in gioventù se l'è fatta. Non c’è quindi da stupirsi se non si preoccupano quando il figlio o la figlia provano la stessa esperienza. Il problema è che non sempre si tratta solo di spinelli: circolano altre sostanze, terribili e temibili.

Se uno vuole non fa fatica a procurarsi la droga pesante: è facile trovarla e costa poco. Dai nostri racconti emerge che ci sono ragazzi che il sabato notte sostituiscono l'uso dello spinello con la cocaina. Altri sanno rifiutare e limitarsi alla “canna”. L'utilizzo dell'eroina, droga molto forte che un tempo faceva morire per strada, risulta notevolmente diminuito mentre è aumentato l'utilizzo della cocaina. Un uso consapevole fatto da ragazzi incoscienti.

Ma c’è anche un fenomeno di induzione all’uso. Un fenomeno che fa sentire in pericolo soprattutto le ragazze che temono di ingerire la droga involontariamente. Cosa che avviene, la maggior parte dei casi, in discoteca. La chiamano la droga dello stupro perché, così abbiamo letto sui giornali, la sostanza sciolta in una bevanda procura uno stato di incoscienza in modo che poi i ragazzi possano abusare della “preda di turno” senza problemi, perché la ragazza non ricorderà di essere stata stuprata.

Ma perché ci si droga? Per adattarsi al gruppo che si frequenta, per seguire la tendenza, o solo per divertirsi il sabato sera, ma anche per affrontare situazioni difficili in famiglia. Sono i motivi che vengono addotti per “giustificare” l'utilizzo delle droghe.

La classe sposta poi l'attenzione sui riflessi che l'abitudine a “farsi” produce anche nella vita di tutti i giorni e nel modo di stare con gli amici. Cosa succede quando non tutti nel gruppo fumano? Certe volte proprio niente: anche se qualcuno è contrario all'uso della droga, non fa niente per impedire all'amico di “farsi”. Ma sta a guardare come se niente fosse. Ci sono ragazzi che escono solo per cercare di comprare un po' di “roba” e non pensano ad altro, diventando “diversi”, quasi estranei, per gli amici di “prima”. Ancora, ci sono quelli che abbandonano le vecchie amicizie per abbracciarne delle nuove e pericolose, magari diventando piccoli spacciatori per avere con certezza la dose giornaliera. E magari finendo in ambienti malavitosi.

Nessuno in classe sa dire con precisione quale sia l'effetto delle droghe leggere, ma tutti sanno che l'effetto cambia da persona a persona: c'è chi dice che rilassa e che non influisce negativamente sullo studio, anzi che aiuta a concentrarsi. Al contrario, c'è chi invece dice che pesi in maniera estremamente negativa sul rendimento scolastico.

Alla fine dell'assemblea, tutti i ragazzi della quinta C hanno espresso un loro parere sull'utilizzo di queste sostanze. Il parere comune è che non sia indispensabile per la vita, che ci possono essere altri mille divertimenti e tantissimi passatempi sicuramente migliori della droga o dell'alcool.

«Non è necessario utilizzare determinate sostanze per diventare il ragazzo forte o più importante del gruppo – sintetizza un nostro compagno –. Bisogna solamente decidere quale strada prendere nella vita e saper dire di no al momento giusto».

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