La Nuova Sardegna

Sassari

Lo scandalo Saipem rischia di cancellare il gasdotto Galsi

di Pier Luigi Piredda
Lo scandalo Saipem rischia di cancellare il gasdotto Galsi

Il progetto del gasdotto ha subito un nuovo stop a causa dell’inchiesta della Procura di Milano su una presunta tangente pagata nel 2007 dalla Saipem, gruppo Eni, alla Sonatracht, la società algerina dell’energia

07 dicembre 2012
4 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Il gasdotto Galsi si allontana sempre più dalla Sardegna. Quel tubo miracoloso che avrebbe finalmente permesso ai sardi di avere l’energia allo stesso costo del resto d’Italia, con un risparmio considerevole (circa il 35%) rispetto ai costi attuali, sta rischiando sempre più di essere relegato nel libro dei sogni. A segare il tubo che, attraversando la Sardegna da sud ovest (Porto Botte, nel Sulcis) a nord est (periferia di Olbia), avrebbe dovuto portare in Italia il primo gas metano senza il marchio dell’Eni, potrebbero essere stati i magistrati della Procura di Milano con lo scandalo della Saipem in Algeria. L’inchiesta per presunti reati di corruzione internazionale, oltre ad aver fatto saltare i vertici della società italiana controllata dall’Eni, ha travolto anche la Sonatrach, l’azienda algerina capofila, con un capitale del 41%, del gasdotto Galsi, insieme a Edison, che detiene il 20%, Enel con poco meno del 16, Hera con il 10 e la Regione Sardegna con una piccola quota.

«La preoccupazione è tanta – ha spiegato Tore Cherchi, già senatore del Pd e presidente della Provincia Carbonia-Iglesias, che ha seguito passo passo il progetto Galsi e si è impegnato per trovare le soluzioni utili a far sì che il metano potesse arrivare al più presto in Sardegna –. Ora la realizzazione del gasdotto è davvero in alto mare. Temo che l’ennesimo rinvio dell’inizio di tutte le procedure a maggio 2013, annunciato dalla Sonatrach nei giorni scorsi, possa essere il pericoloso segnale di un disimpegno totale dal progetto. E anche questa volta – ha spiegato Tore Cherchi con la schiettezza e l’onestà intellettuale che l’hanno sempre contraddistinto – le colpe dobbiamo cercarle all’interno della Sardegna. Perchè quelle resistenze sull’ubicazione delle stazioni di arrivo del tubo dall’Algeria, di quelle di pompaggio e di trasferimento credo che abbiano influito moltissimo nei ritardi. Le guerre di campanile hanno come al solito danneggiato tutta la comunità sarda. Le troppe resistenze – ha continuato il presidente della Provincia Sulcis – hanno contribuito a ritardare l’inizio dei lavori, visto che i progetti non potevano essere ancora definitivi. E ora – ha concluso Tore Cherchi – la pesante crisi economica, il calo dei consumi e il dibattito interno in corso in Algeria su possibili scambi del gas su altre rotte, stanno mettendo seriamente in dubbio tutto il progetto».

«Che sia attraverso il Galsi, oppure con qualsiasi altro tubo, il metano deve comunque arrivare in Sardegna: l’abbiamo detto a chiare lettere al tavolo del governo, sottolineandolo come asset fondamentale nella strategia energetica nazionale», l’assessore regionale all’Industria, Alessandra Zedda, non ha dubbi su quale sarà il futuro dell’energia in Sardegna e lo dice senza troppi giri di parole. «Se dovesse saltare il Galsi, ma non credo visto che siamo molto avanti e rinunciare non sarà certo semplice per nessuno – ha continuato l’assessore – il governo deve trovare il modo di portare il gas metano in Sardegna. Per questo dico che diventa prioritario l’asse Piombino-Olbia, già previsto con il Galsi dalla Sardegna verso la penisola, ma che può essere utilizzato nel percorso inverso. Perchè non possiamo restare ancora al palo. Il metano deve arrivare in Sardegna al più presto – ha insistito l’assessore Zedda –, perchè è fondamentale per lo sviluppo e anche per mettere i sardi alla pari con gli altri italiani per quanto concerne il costo dell’energia. Il governo ci deve mettere in condizioni di avere il metano in tempi brevi. I cinesi che hanno manifestato concretamente il loro interesse per l’acquisto della centrale E.On di Fiume Santo vogliono sapere come dovranno alimentare la centrale prima di impegnarsi negli investimenti per il rilancio. Credo che nella prima fase lavoreranno con il carbone – ha concluso l’assessore regionale all’Industria –, ma è chiaro che l’obiettivo è quello di trasformare la centrale a metano. Ma anche per noi che stiamo facendo un grandissimo sforzo sulle energie rinnovabili».

La situazione è quindi in bilico. Il sogno del metano che sembrava ormai vicino alla realizzazione, si è allontanato nei giorni scorsi quando la Sonatrach ha annunciato il rinvio di ogni decisione a maggio 2013, rendendo così ancora più amara una situazione già molto difficile per la Sardegna sul fronte dell’energia. Se si pensa che, se nelle reti del gas in Sardegna venisse immesso il metano, il risparmio energetico sarebbe intorno al 35 per cento.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Tribunale

Sassari, morti di covid a Casa Serena: due rinvii a giudizio

di Nadia Cossu

Video

Impotenza maschile e suv, ne discutono le donne: la risposta di Geppi Cucciari ai talk show dove soli uomini parlano di aborto

Le nostre iniziative