La Nuova Sardegna

Sassari

Mega impianto solare, un no dall’assemblea

di Mario Bonu
Mega impianto solare, un no dall’assemblea

Partecipato incontro a Cossoine contro il progetto che stravolgerà la piana di Su Padru. Il Comitato: porteremo al sindaco le firme che stiamo raccogliendo

31 ottobre 2012
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COSSOINE. «Chissà – si sono chiesti in molti – se la presenza di oltre cento persone, in un paese che conta sì e no 7/800 residenti effettivi, e in un sabato freddo e piovoso che avrebbe sconsigliato anche i più volenterosi dal mettere il naso fuori di casa, rappresenterà per l’amministrazione comunale il segnale atteso per prendere una posizione chiara contro l’impianto termodinamico di Su Padru». Perché la maggioranza che amministra il Comune ha sempre affermato che avrebbe raccolto il parere della popolazione e si sarebbe schierata di conseguenza. «Ma - è stata l’opinione dei più – nonostante cento persone costituiscano un campione che rappresenta con certezza la volontà dell’intero paese, probabilmente neppure questo basterà a modificare una posizione che diventa di giorno in giorno sempre più incomprensibile. E allora – assicura il comitato - sul tavolo del sindaco arriveranno le centinaia di firme che si vanno raccogliendo, e che certificheranno in maniera definitiva la contrarietà della stragrande maggioranza della popolazione all’orrendo e perpetuo stravolgimento della piana di Cossoine”. L’incontro è stato introdotto da Antonello Spanu, laureato e docente in Scienze naturali, che ha illustrato in maniera chiara e puntuale tutte le implicazioni negative del progetto: l’impatto inquinante dei sali e dell’olio diatermico sui terreni; la presenza di un impianto a biomasse che dovrà sopperire alla mancanza di irradiazione solare, e che, considerata la particolarità della zona, fredda e ventosa per molti mesi all’anno, sarebbe destinato a diventare l’impianto principale; le 15mila tonnellate di combustibile/anno che andrebbero recuperate per far funzionare quell’impianto; il problema della falda acquifera a cui verrebbero attinti i 450mila metri cubi d’acqua necessari per il funzionamento degli impianti, che con ogni probabilità verrebbe prosciugata, e che molto facilmente verrebbe inquinata dalla presenza delle migliaia di plinti che andrebbero a perforare il terreno per il sostegno ai tralicci degli specchi parabolici; la desertificazione dei terreni; gli sbancamenti da fare per la realizzazione di terrazzamenti con dislivelli di 5 metri fra l’uno e l’altro. Per non dire – ha concluso Antonello Spanu – dell’impatto ambientale, sulla fauna, e sulle risorse archeologiche della zona. Tutte preoccupazioni unanimemente condivise dai presenti, che hanno offerto ampia disponibilità ad azioni di lotta. A iniziare dalla prosecuzione della raccolta di firme, casa per casa. Poi, la giornata di mobilitazione per il 4 novembre, con la passeggiata ecologica verso Su Bullone, dove ci si incontrerà con la delegazione di Giave, gli striscioni sulla 131, e molte altre iniziative in cantiere che verranno definite nei prossimi giorni.

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