La Nuova Sardegna

Sassari

Quando il nuraghe divenne un totem

di Paolo Curreli
Quando il nuraghe divenne un totem

“Il simbolo di un simbolo”, una mostra a Ittireddu racconta l’epoca in cui i nuragici smisero di costruire le grandi torri

21 ottobre 2012
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ITTIREDDU. La civiltà nuragica appare ai più come un momento unico, nato e scomparso migliaia di anni fa. Naturalmente, come per tutta la storia dell'umanità, non è andata così. C'è stato un momento di nascita, uno classico e il tempo del ricordo del grande passato. Il popolo che abitava la Sardegna aveva smesso di costruire le grandi torri di pietra almeno da un secolo. La loro società aveva subito una metamorfosi profonda, la rete di relazioni parentali era stata sostituita da una classe gentilizia simile ad una aristocrazia. Una classe potente che governava un mondo di relazioni che si estendevano in tutto il Mediterraneo. Questa classe dirigente aveva un mezzo per giustificare la propria nobiltà e superiorità: la discendenza diretta dagli avi, i mitici costruttori dei nuraghi.

Un oggetto diviene il simulacro, la bandiera e il totem intorno a cui la società si compatta e costruisce le sue gerarchie: il modello del nuraghe. La torre diventa simbolo, è al centro della capanne delle riunioni, svetta sull'albero delle navi, sulle corna del bastone del comando.

È di questo che ci parla la mostra del Museo archeologico di Ittireddu, il centro del Monte Acuto dove è stato rinvenuto uno dei più interessanti modelli di nuraghe. Una mostra per capire piuttosto che per vedere. Nessun oggetto "feticcio" da ammirare dal vero, ma perfette riproduzioni per scala e materiali da soppesare con le mani e poter osservare, finalmente, da vicino. I bronzetti sono stati realizzati con le tecnologie antiche dall'artigiano Carmine Piras.

L'intento divulgativo è ben realizzato attraverso grandi tabelloni, un meccanismo che parte dal ritrovamento per arrivare alla fase della comprensione. Una precisa ricostruzione degli elementi architettonici, come le mensole e il parapetto, ha permesso di riconoscere il nuraghe anche in manufatti molto piccoli, come nei bottoni o veramente miniaturizzati come l'apice delle corna del toro.

Per la prima volta più di cinquanta siti vengono comparati attraverso i ritrovamenti dei modelli di nuraghe. Scoprendo la diffusione nell'intero territorio dell'isola di questo manufatto. La presenza in tutte le regioni della Sardegna ci svela una società estremamente articolata e coesa, conservatrice per quello che riguarda le proprie tradizioni, ma aperta ai commerci e alle relazioni. Partecipe di tutti i mutamenti dell'universo che rappresentava il Mediterraneo nei tempi protostorici.

Gli archeologi Franco Campus e Valentina Leonelli hanno curato la mostra e l'esauriente catalogo: «Abbiamo scelto questo particolare periodo della nostra storia perché esso rappresenta certamente l'apogeo di questa grande civiltà. Il periodo fra l'XI e il IX secolo a.C. vede l'isola dei Nuraghi protagonista, capace di acquisire e trasmettere a sua volta un immenso patrimonio di conoscenze e di tecniche - dice Franco Campus -. Ne è prova la metallurgia del bronzo ma anche quella del Ferro, nota in Sardegna molto prima che altrove. I bronzi rappresentano lo stato più avanzato della tecnologia allora conosciuta un livello altissimo di metallurgia ma anche di estetica. Ma i nuragici ebbero il privilegio di ragionare sempre in grande anche nel piccolo. Abbiamo così i grandi nuraghi e la riproduzione degli stessi in pietra in bronzo su bottoni. Abbiamo le grandi statue di Mont'e Prama e i piccoli bronzi a figura umana identici e in scala. E abbiamo infine le navicelle “piccole” per il momento ma grandi quando solcavano i mari con il possente albero maestro conformato a nuraghe, simbolo di un simbolo di un passato illustre e da raccontare, di un futuro da scoprire».

Il catalogo 380 pagine in grande formato, con numerose illustrazioni è un prodotto editoriale ben realizzato e uno strumento esauriente di conoscenza, ospita interventi di importanti studiosi.

La mostra rimarrà aperta a Ittireddu fino al 10 dicembre con visite guidate giornaliere.

Finanziata interamente dal piccolo comune è stata già prenotata da diversi musei nazionali anche fuori dalla Sardegna.

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