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Sassari

Ennesima beffa: niente più treni fra Sassari e Porto Torres

di Nadia Cossu
Ennesima beffa: niente più treni fra Sassari e Porto Torres

Da domenica saranno annullate tutte le corse. Altra conferma del ridimensionamento del ruolo di Sassari. Lavoratori a rischio, l’appello della Filt Cgil: «La Regione intervenga»

18 luglio 2012
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SASSARI. Si fermano i treni e si ferma un pezzo di Sardegna che da tempo ormai continua a perdere servizi e, soprattutto, dignità.

Trenitalia a partire da domenica prossima cancella tutte le corse tra Sassari e Porto Torres: dodici complessivamente nell’arco della giornata. E così il nord dell’isola subirà l’ennesimo scippo e potrà “vantare” un binario fantasma e altri lavoratori in crisi. Come se quelli che già esistono non bastassero.

I primi segnali d’allarme. A dicembre dello scorso anno, come ha ricordato il segretario generale della Filt Cgil Arnaldo Boeddu, furono soppresse alcune corse ferroviarie di Trenitalia nel Nord Sardegna. «Nello stesso periodo – spiega il sindacalista – sollevammo anche il problema della modifica degli orari dei treni rimasti che, per come furono configurati, senza alcun dubbio avrebbero precluso tutta una serie di coincidenze che prima erano invece garantite. E facemmo presente la mancanza del materiale rotabile di scorta necessario per poter garantire il servizio ferroviario rimasto in questo territorio». Un campanello d’allarme vero e proprio.

Un servizio di qualità. La tratta Sassari-Porto Torres che da domenica non esisterà più ha una durata di soli dodici minuti. Neppure in macchina il tragitto lo si percorre in così poco tempo. Un servizio di qualità, dunque, garantito a costi accessibili (il biglietto costa 1,50 euro) per tutti i cittadini che, soprattutto in seguito al caro gasolio, utilizzano il treno sempre più spesso.

Le corse cancellate. Sinteticamente: tutte. Spariscono i treni da Porto Torres a Sassari e da Porto Torres a Cagliari (proprio perché non ci sarà più la tratta per Sassari). Quindi chi dovrà andare a Cagliari per forza di cose sarà costretto a partire da Sassari. Cancellato anche l’Ozieri-Chilivani-Porto Torres, per lo stesso motivo. E persino chi da Olbia deve raggiungere Porto Torres sarà obbligato a scendere dal treno alla stazione di Sassari e poi arrangiarsi per poter arrivare a Porto Torres.

Allarme occupazione. Oltre al disservizio nei trasporti c’è un ulteriore quanto drammatico problema: i livelli occupazionali del personale viaggiante di Trenitalia – ossia macchinisti e capi treno – e quello, ancor più terribile, dei lavoratori degli appalti. «Se per i primi – spiega a proposito Boeddu – il problema, peraltro non trascurabile, è quello dei trasferimenti, per i lavoratori degli appalti c’è il serio rischio che perdano il posto di lavoro. Infatti dal 22 luglio i lavoratori non avranno più locomotori, automotrici e carrozze ferroviarie da rimessare e pulire». Oltretutto, in questo momento, molti di loro hanno già un contratto di solidarietà per i tagli dei servizi operati in precedenza «e puntualmente denunciati – aggiunge il segretario – Dispongono di un reddito bassissimo che non potrà essere ulteriormente decurtato a causa degli ulteriori tagli dei servizi ferroviari». Il riferimento è a quei lavoratori che tempo fa salirono sul tetto della stazione ferroviaria dormendo per giorni all’addiaccio perché gli venisse riconosciuto il diritto al lavoro e al reddito.

Trasporti sostitutivi. Come verrà dunque garantito da domenica prossima il collegamento tra Sassari e Porto Torres? Con i bus. Gli stessi mezzi utilizzati quando venivano soppresse – per manutenzione o per guasti improvvisi – le corse ferroviarie da parte di Trenitalia. E qui, puntualmente, si verificava e si verifica un altro problema. «Le ditte che hanno stipulato una convenzione con Trenitalia per sopperire a eventuali emergenze – spiega Arnaldo Boeddu – a volte vengono contattate in ritardo quando non addirittura all’ultimo minuto, con grave pregiudizio e decadimento del servizio di trasporto. In realtà il servizio sostitutivo dei bus deve avere carattere eccezionale per eventi imprevisti e imprevedibili e non per carenza di carrozze o automotrici di riserva». Situazione che il contratto di servizio, mai sottoscritto, avrebbe potuto sanare. Anche perché si tratta dell’unico strumento che avrebbe consentito alla Regione di stipulare un accordo «nel quale, a fronte di un contributo in questo caso pari a 42 milioni di euro, arebbe potuto pretendere da Trenitalia quantità di servizio ferroviario, tariffe, frequenza e orari nonché prevedere tutte le penalità in caso di mancato servizio». Ma ora il vero problema è un altro e lo sintetizza bene Boeddu che annuncia battaglia: «Ci stanno chiudendo il territorio».

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