La Nuova Sardegna

Sassari

Desertificazione, l’isola è sul baratro

Desertificazione, l’isola è sul baratro

Allarme degli esperti in un convegno internazionale. L’Università di Sassari firma un accordo con il Burkina Faso

19 giugno 2012
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di Antonio Meloni

SASSARI.

Se dici deserto il pensiero corre alla sabbia rovente del Sahara ignorando il fatto che la Sardegna è tra le cinque regioni italiane a rischio di desertificazione.

A lanciare l’allarme sono stati ancora una volta gli esperti del Nucleo ricerca desertificazione dell’Università, a convegno nell’aula magna del Rettorato, per fare il punto su un fenomeno che rischia di dare il colpo di grazia all’economia sarda. Perchè per gli specialisti, desertificazione è anche inquinamento, dissesto idrogeologico, abbandono delle colture, impatto dell’attività umana sul territorio. Allora il termine si comprende meglio perchè in Sardegna rievoca lo spettro mai scacciato dello spopolamento, triste preludio alla ripresa di quell’emigrazione che ha lasciato tracce indelebili nella storia recente.

Il direttore del Nucleo, Pierpaolo Roggero, lo dice senza retorica a margine del convegno internazionale che cade, non a caso, a vent’anni dalla storica conferenza di Rio de Janeiro. «In Sardegna si contano migliaia di ettari non irrigati malgrado i bacini siano pieni, e l’agricoltura soffre una crisi profonda, dalla Nurra alla Piana di Ottana fino al Campidano si stanno creando le condizioni tipiche delle zone marginali del pianeta». I rimedi ci sarebbero, ma qui la scienza cede il testimone a una politica solo di recente attenta ai temi ambientali. Alla conferenza di Rio, di cui si celebra il ventennale, si devono concetti cardine come sviluppo sostenibile e biodiversità. Il Nucleo ricerca sulla desertificazione nasce in quel conteso culturale. «Struttura d’eccellenza – rimarca il rettore Attilio Mastino – il Nucleo gioca un ruolo determinante nella lotta alla desertificazione ed è l’unico centro in Italia che contribuisce a collocare la nostra Università in uno scacchiere internazionale». In venti anni di attività, la struttura ha prodotto ventisette progetti di ricerca e cooperazione che hanno coinvolto trentasei specialisti fra ricercatori e docenti di sei diverse facoltà grazie a un budget annuale medio di un milione e quattrocentomila euro. Il Nucleo è anche centro interdipartimentale d’ateneo e promuove un’intensa attività di scambio con i paesi partner.

La presenza, ieri a Sassari, di Hama Arba Diallo, già segretario della Convenzione Onu sulla desertificazione, nonché attuale vice presidente dell’assemblea nazionale del Burkina Faso, è legata alla stipula di un importante accordo tra l’Università di Sassari e quella del paese africano, «con l’intento – prosegue Roggero – di sviluppare un programma di attività formative nel settore agro-forestale con finalità anche alimentari». Perché, per dirla con Hama Arba Diallo, «Occorre indirizzare la capacità umana verso il miglioramento della produzione elevando al contempo la qualità della crescita e dello sviluppo».

Al convegno, promosso in occasione della Giornata di lotta alla desertificazione, celebrata domenica in tutto il mondo, hanno preso parte anche Giuseppe Enne, primo direttore del Nrd, Mustaphà Mortaj (direzione provinciale agricoltura di Marrakech), Giuseppe Scarascia (Consiglio per la ricerca e sperimentazione in agricoltura), Mauro Centrino (Centro nazionale per le ricerche), Alberto del Lungo (Food and agriculture organization) e Maurizio Sciortino (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie).

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