La Nuova Sardegna

L’intervista

Giuseppe Mascia: «Cultura e dialogo con la città, riscriviamo il ruolo di Sassari»

di Giovanni Bua
Giuseppe Mascia: «Cultura e dialogo con la città, riscriviamo il ruolo di Sassari»

Il candidato per la coalizione di centrosinistra a Sassari: «Il confronto nel Pd è stato serio, premiato un gruppo che lavora da anni»

23 aprile 2024
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Sassari Classe 1975, segretario provinciale del Pd e consigliere comunale a Sassari per due mandati consecutivi, laureato in filosofia, con dottorato a Cagliari e corsi di specializzazione in Germania, contratto di ricerca al Dadu dove è docente di filosofia politica e di filosofia dell'abitare, organizzatore del festival artistico di Molineddu, nelle campagne di Ossi, per 13 anni, chitarrista.

È figlio di un lungo e non semplice confronto all’interno dei Dem cittadini il nome di Giuseppe Mascia come candidato del centrosinistra a Sassari, portavoce del gruppo di 40-50enni che hanno passato gli ultimi due lustri nella trincea di Palazzo Ducale e che hanno deciso che era arrivato il loro turno. In competizione col “nome forte” dell’ex sindaco e presidente del consiglio regionale Gianfranco Ganau.

Quello tra lei e Ganau è stato uno scontro generazionale?

«Quello all’interno del partito è stato un confronto. In parte generazionale, nel senso che probabilmente la mia generazione, che è quella che ha lavorato in prima fila negli ultimi dieci anni nei banchi del consiglio comunale, ma anche dietro le quinte, è quella che meglio può fare da tramite tra i “grandi” e i ragazzi, dai quali abbiamo la necessità di ripartire. Ma soprattutto è stata la necessaria riflessione su una scelta importante: come dare al meglio le risposte che Sassari merita».

Resteranno scorie dopo questo confronto?

«Io penso che la forza, e la complessità, del partito democratico sia proprio la capacità di affrontare discussioni come queste e venirne fuori con una proposta unitaria. Come dimostra il “passo di lato” di Gianfranco Ganau e il voto unanime dell’assemblea. E poi il gradimento espresso dalla coalizione. Il rinnovamento e il cambiamento deve essere legato al fatto che proposta deve essere inclusiva, e in essa tutti si devono sentire riconosciuti. Le elezioni si vincono con il sorriso».

Il campo largo si può allargare ancora?

«Il dialogo con le forze civiche è in atto a partire dalla Costituente rappresentata da Mariano Brianda. In questi giorni avremo interlocuzioni basate su programmi e metodo, partendo dalla convinzione che partiamo da una linea comune e simili visioni sulle prospettive della città».

Parlate anche con Soru?

«Siamo aperti al dialogo con tutto l’arco di forze che si riconosce nei nostri valori, chiaramente all’interno del quadro della nostra coalizione».

Teme più il candidato dei civici Nicola Lucchi o quello del centrodestra Gavino Mariotti?

«Non è una questione di timore. C’è rispetto per entrambi gli avversari ma anche la consapevolezza che abbiamo una proposta politica in grado di conquistare la fiducia dei sassaresi, e farlo al primo turno. Entrambi i candidati sono in continuità con due disastri: Lucchi con il governo cittadino di questi cinque anni di Nanni Campus, Mariotti con quello di Solinas in Regione».

Campus rivendica di avere rimesso in piedi una città disastrata

«Campus ha ridotto ai minimi termini il rapporto con la città, con le associazioni di categoria, con i rappresentanti dei corpi intermedi, con il mondo dello sport, della cultura, del terzo settore. Un rapporto e un patto che andrà riscritto, e dal quale bisognerà assolutamente ripartire. Saranno anni di programmazione, tutto questo può accadere solo se tutti siamo allineati e tesi verso il medesimo scopo».

La progettualità messa in campo in questi anni è importante.

«Figlia in gran parte delle occasioni del Pnrr. Ma sia chiaro che noi crediamo al valore della continuità amministrativa, e non cancelleremo tutto per il gusto di farlo. Certo, su alcune partite fondamentali, come ad esempio l’ambiente, la gestione del verde, il futuro delle Valli, diremo la nostra. Su altri temi dovremo inevitabilmente ripartire da capo».

Quali?

«Innanzitutto l’urbanistica, l’assessorato che l’attuale candidato sindaco ha retto a lungo. Tutti gli strumenti sono bloccati in Regione dopo anni di conflittualità ed errori. Si parla di norme tecniche, piano del commercio, zone di espansione turistica».

Poi?

«La cultura. Mortificata da anni nei quali è stata messa al palo, con gli operatori che hanno avuto un dialogo difficile se non impossibile e che hanno bisogno invece di essere ascoltati per esprimere fino in fondo le loro potenzialità».

Un gruppo di operatori culturali sta formando un vero e proprio movimento.

«E noi, con il massimo rispetto, e la massima attenzione, siamo pronti a dialogare con loro e farne parte organica del nostro progetto. Io vengo dal mondo della cultura, ne conosco le ambizioni, le frustrazioni, le debolezze e l’incredibile valore. Per farmene portavoce ho iniziato a fare politica. Sassari è una città di cultura e anche in questo ambito deve essere un punto di riferimento per il territorio e l’intera isola».

È questa la nuova vocazione di Sassari?

«La vocazione di questa città è stare al centro di un contesto che la riconosce come punto di riferimento, dialogare con le comunità circostanti, riprendersi la propria dignità e fierezza senza prevaricazioni. Sassari è porto, aeroporto, zone interne, servizi, cultura, turismo, università».

L’altro suo competitore è l’attuale rettore dell’università: è un problema?

«L’avversario non è l’università ma Gavino Mariotti. L’ateneo turritano è una comunità ampia e plurale che non può essere resa univoca, è il luogo del pensiero critico al massimo livello. Ed è, e resterà, uno dei pilastri della vita cittadina, del suo presente e del suo futuro».

Avere un’amministrazione amica in Regione è un vantaggio?

«Avere un’amministrazione efficiente in Regione è un vantaggio. Per partite fondamentali, su tutte una sanità da ricostruire. Ma anche i trasporti, pecca anche a livello cittadino dove la mobilità è ancora nel caos e senza una pianificazione efficace e a disposizione di tutti gli utenti e dei quartieri. Sicuramente il nord dell’isola, e Sassari in particolare, è rappresentata in consiglio e in giunta come non si vedeva da tempo. Da persone che conoscono i problemi e hanno la nostra stessa visione per le soluzioni. Detto questo il dialogo tra istituzioni sarà comunque “robusto” anche se leale, e se saremo noi a governare la città poteremo avanti con decisione le istanze del territorio. Ma è tutta la Sardegna che finalmente si può rialzare, abbandonando guerre di campanile che non fanno il bene di nessuno».

A Cagliari il candidato è Massimo Zedda, un suo coetaneo. È il momento dei 50enni.

«È il momento del rinnovamento, sul solco del grande lavoro fatto per portare alla vittoria Alessandra Todde. Ed è il momento dell’unione e delle competenze. Massimo sicuramente le ha, e lo ha già dimostrato governando Cagliari. E la proposta unitaria che lo sostiene ha tutti i numeri per conquistare anche il capoluogo dell’isola».

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