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Macomer

Accoltellò un ragazzo per una sigaretta. Pace tra i genitori: «Lo perdoniamo»

di Alessandro Mele
Accoltellò un ragazzo per una sigaretta. Pace tra i genitori: «Lo perdoniamo»

Il ferimento il 4 aprile fuori da scuola, poi l’incontro chiarificatore tra le due famiglie

22 aprile 2024
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Inviato a Macomer Accoltellato per 30 euro. Al centro del litigio tra i due ragazzini, una sigaretta elettronica contesa. «Ma perdoniamo il ragazzo». Sono le parole di Marco e Barbara (nomi di fantasia attribuiti per tutelare i due minorenni ndr), i genitori del giovane di 15 anni che, lo scorso 4 aprile, era stato accoltellato da un coetaneo a pochi passi dall’uscita di scuola, un istituto superiore di Macomer, a pochi minuti dalla fine delle lezioni.

Una coltellata alla coscia che poteva trasformarsi in una tragedia, arrivata dopo una questione banale tra studenti: «È accaduto tutto a causa di una sigaretta elettronica – spiegano i genitori del 15enne –. Era stata rubata a nostro figlio dall’altro ragazzo, ma i due avevano trovato un accordo tra di loro affinché venisse restituita o pagata 30 euro». Tutto ciò non è mai avvenuto e la questione si è protratta per mesi, fino allo scontro: «Anche gli altri due genitori non si spiegano perché i nostri figli siano arrivati a questo – dicono – e, come ci hanno detto loro, neanche il figlio si capacita di come abbia potuto reagire con una coltellata».

Tutto è bene quel finisce bene. Almeno dal punto di vista della civiltà e del senso civico. Qualche giorno fa, infatti, è avvenuto un incontro chiarificatore tra la famiglia dell’accoltellato e i genitori dell’aggressore. Un incontro che il padre e la madre della vittima, hanno deciso di raccontare in esclusiva alla Nuova Sardegna. «Dopo circa una settimana dallo spiacevole accadimento – raccontano Marco e Barbara – siamo stati contattati dai genitori del ragazzo che ha aggredito nostro figlio. Abbiamo accettato di incontrarli anche per mettere a confronto le rispettive versioni riportateci dai ragazzi. Combaciavano». Le famiglie, intanto, hanno chiuso il loro incontro con una stretta di mano: «Abbiamo accettato le scuse fatte dai genitori del ragazzo – raccontano Marco e Barbara –, ma per il momento un incontro tra i due ragazzi non avverrà. Non chiudiamo la porta a una loro riappacificazione, ma sono ancora entrambi troppo turbati da quanto è accaduto. Non sono pronti, il loro umore non è ancora quello giusto».

Marco e Barbara fanno poi una riflessione più ampia su ciò che è accaduto tra i due ragazzi all’uscita di scuola: «Quello che è accaduto è di una gravità assoluta – commentano – eppure la scuola non ha preso alcun provvedimento disciplinare. Avrebbero dovuto invece dare un segnale forte a tutti i giovani, perché sia nostro figlio che l’altro ragazzo andavano sanzionati. D’altronde a scuola non si possono portare né i coltelli né le sigarette elettroniche, è vietato. Non può passare il messaggio che tutto va bene e che gli studenti possono stare nelle aule senza aver paura di essere puniti. Non si tratta di una ragazzata, bisogna dare un messaggio chiaro». Secondo quanto riportato dai genitori del ragazzo aggredito, la scuola non ha preso una posizione precisa: «Non siamo mai stati convocati, fino a quando non abbiamo mandato una mail di lamentele all’istituto. Infatti, i giorni successivi al fatto, i due ragazzi si son ritrovati insieme a scuola. Per fortuna non è successo niente e niente succederà. Qualsiasi reazione a quanto accaduto da parte di nostro figlio o degli altri studenti non sarebbe accettata da parte nostra».

E concludono: «Al rientro in classe, nostro figlio ha avuto una bellissima accoglienza sia da parte dei suoi compagni che degli insegnati. Crediamo che sia giusto che a scuola si parli di questi temi. Ad esempio, sarebbe bello che venisse convocata un’assemblea di istituto nella quale tutti i ragazzi possano analizzare il tema e snocciolarlo anche con il coinvolgimento di esperti».

La difesa del ragazzo aggredito e della sua famiglia, è affidata all’avvocato Luciano Rubattu: «La valutazione sulle responsabilità penali di quanto è accaduto – afferma il legale – sono naturalmente rimesse all’autorità giudiziaria – Io però ho suggerito ai miei assistiti di aderire alla richiesta di un incontro chiarificatore, avanzata dai genitori di quello che è stato individuato come il responsabile del fatto. Un incontro che è avvenuto in un clima di totale serenità e rispetto reciproco. Personalmente – prosegue – resto convinto che il dialogo, sia lo strumento più efficace laddove si registrano comportamenti devianti, analoghi a quelli che hanno visto protagonisti questi due adolescenti».

E conclude: «Al di là della pace sancita tra le famiglie, la questione si concluderà davanti al tribunale dei minori, dove è giusto che i ragazzi siano messi davanti alle proprie responsabilità. Anche questa per loro sarà un’esperienza di vita formativa. Non la dimenticheranno».

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